Andria, Paola Clemente diventa cittadina onoraria

“È la prima volta. Andria è la prima città che concede a Paola questa onorificenza. A lei sono state dedicate strade, canzoni, e poesie” ma non la cittadinanza onoraria. Lo ha detto Stefano Arcuri, marito di Paola Clemente, la bracciante originaria del Tarantino morta di fatica nelle campagne di Andria il 13 luglio di nove anni fa. Oggi, il Comune di Andria le ha conferito la cittadinanza onoraria nel corso di una cerimonia inserita nel festival della legalità. “A pensarci bene, quando quel 13 luglio mi hanno detto che mia moglie era morta di infarto non ci potevo credere – ha aggiunto – dovetti fare un esposto in Procura e da lì è nato tutto” perché “è stata fatta l’autopsia”. “Il medico legale aveva scritto che aveva avuto un infarto ma a me sembrava strano. Poi, dopo otto anni, quando il giudice nel corso del processo, ha chiesto ai medici legali di spiegargli l’autopsia è venuto fuori che mia moglie non aveva avuto un infarto ma che era morta di fatica: aveva avuto una asfissia meccanica e non un infarto”, ha ricordato Arcuri evidenziando che “il nostro medico legale mi disse che Paola era sana, il cuore era intatto, la vena aorta era pulitissima, non c’erano placche, non c’era niente. Era stata un’asfissia meccanica e non un infarto”. “La nostra vita senza Paola è continuata ma lei manca”, ha concluso.

“Anche attraverso il conferimento della cittadinanza onoraria in ricordo di Paola Clemente, Andria – ha detto la sindaca Giovanna Bruno – crea un legame forte. Come dicevamo con il marito e con il figlio di Paola, l’idea è che una mamma come lei possa entrare nei cuori e nella mente di tanti ragazzi e far loro comprendere che cosa significhi dover sottostare a delle situazioni di irregolarità”. “L’iniziativa è inserita nell’ambito del festival della legalità perché vogliamo fornire gli strumenti di conoscenza per far capire cosa accade quando non si percorre la via della legalità che può portare a situazioni come quelle che si sono verificate dove purtroppo, a rimetterci non è stato certo chi si muoveva nella illegalità ma chi è stato vittima di illegalità”

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