Dopo tre mesi di indagini serrate, l’operazione “Raptor” ha portato all’arresto di sei persone ad Andria, accusate di associazione per delinquere, rapina, furto e riciclaggio. Il colonnello Massimiliano Galasso, comandante provinciale dei Carabinieri di Barletta-Andria-Trani, ha evidenziato i rischi corsi durante l’indagine: “È stata un’operazione pericolosa anche per noi, alcuni carabinieri sono rimasti feriti durante gli inseguimenti”. Galasso ha inoltre lanciato un appello ai cittadini sottolineando l’importanza della collaborazione con le forze dell’ordine, poiché spesso manca la fiducia necessaria.
Durante la conferenza stampa, sono stati forniti dettagli sull’organizzazione criminale. “Si tratta di un gruppo estremamente sofisticato, che pianificava ogni azione con cura, eseguendo sopralluoghi preventivi e utilizzando un linguaggio criptico per le comunicazioni”, ha spiegato il tenente colonnello Ferruccio Nardacci, responsabile del reparto operativo del comando provinciale.
Le intercettazioni hanno svelato l’uso di espressioni in dialetto per identificare gli strumenti del crimine: “scatt sciann” per l’arma da fuoco, “toc toc” per i telefoni, “chiacchiaraul” per le ricetrasmittenti e “maciste” per il trattore stradale.
Uno degli episodi chiave è stato il colpo fulmineo ai danni di una ditta di trasporti ad Andria. Tre individui mascherati hanno sfondato la porta dell’ufficio del custode, minacciandolo e portando via denaro e un mezzo meccanico. Le telecamere di sorveglianza dell’azienda hanno ripreso l’intera scena, fornendo prove decisive agli inquirenti.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Trani, ha messo in luce le modalità sofisticate con cui il gruppo agiva, usando reti telefoniche dedicate e apparecchi radio portatili per le comunicazioni.
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