Questa estate, il Golfo di Taranto si è confermato come un habitat privilegiato per diverse specie di cetacei, tra cui la stenella striata, il tursiope e il grampo, un delfinide caratterizzato dall’assenza del muso. La presenza di queste specie è stata documentata attraverso l’attività di monitoraggio della Jonian Dolphin Conservation (JDC), associazione che da oltre quindici anni studia e protegge i cetacei nel Golfo di Taranto e nel Mar Ionio Settentrionale.
Tra i risultati più significativi dell’ultimo periodo, i ricercatori della JDC hanno avvistato due cuccioli di grampo appena nati, nuotare accanto alle loro madri, Cometa e Falco. I grampi, specie classificata come “endangered” dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), ricevono cure particolari dalle madri, che li allattano e insegnano loro a nuotare e cacciare per diversi anni.
Ogni giorno, i catamarani della JDC escono in mare con i soci dell’associazione, coinvolti nelle attività di citizen science, con l’obiettivo di osservare e raccogliere dati preziosi per la protezione e l’identificazione dei cetacei. Un ruolo chiave in queste attività è svolto dalla tecnica della foto-identificazione, che permette di riconoscere i singoli individui grazie ai segni caratteristici presenti sulle loro pinne dorsali o caudali. Francesca Santacesaria, responsabile delle attività di ricerca della JDC, ha spiegato che attraverso l’uso di un algoritmo sviluppato dallo Stiima-CNR di Bari, è possibile tracciare la storia di ogni cetaceo e studiarne i movimenti.
Quest’estate sono stati osservati non solo nuovi nati, ma anche il ritorno di tre grampi maschi – Erard, Svirgolo e Jonathan – avvistati per la prima volta nel 2013, e tornati nel golfo dopo cinque anni di assenza. Altri esemplari, come Alessandro e Mario, due giovani maschi avvistati nel 2018, sono stati monitorati dalla nascita, permettendo ai ricercatori di seguire la loro crescita e l’evoluzione del loro comportamento.
Il lavoro della JDC si rivela fondamentale per la conservazione del grampo, la cui presenza nel Mediterraneo si è ridotta del 50% negli ultimi decenni. I dati raccolti continuano a fornire indicazioni cruciali per tutelare questa specie a rischio di estinzione.
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