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Luca Lazzàro

Etichettatura vino e olio, Lazzaro: “Se prevale quella francese perdiamo un miliardo”

BARI- “Se in Ue prevarrà l’etichettatura Nutri Score, caldeggiata dalla Francia, su quella Nutrinform, proposta dall’Italia, nella nostra regione potrebbe essere seriamente danneggiato un sistema economico che vale circa un miliardo di euro”.

È l’allarme lanciato da Luca Lazzàro presidente di Confagricoltura Puglia relativo all’etichettatura di vino e olio. “Il Nutri Score – ha detto il presidente – classifica in modo semplicistico i prodotti destinati all’alimentazione e i vini come il Primitivo senza riferimenti alle quantità e al regime alimentare, penalizzando così le nostre produzioni d’eccellenza, soprattutto il vino e l’olio. Nutrinform Battery, invece, nasce proprio dall’esigenza di permettere scelte consapevoli, attraverso un metodo rapido e immediato, basato sulle caratteristiche nutrizionali dell’alimento, informando così i consumatori in modo più coerente”.

La nuova etichettatura sarà definita in questi giorni in visione della presentazione ufficiale prevista in autunno. Dunque, se il sistema Nutriscore (etichetta a semaforo) dovesse prevalere, olio, vino, formaggi, insaccati come il Capocollo e tanti altri prodotti potrebbero essere catalogati come “da evitare” se non proprio “pericolosi”.

Per Confagricoltura il Nutriscore ha un difetto di fondo: la classifica viene stilata in base ai contenuti in sostanze nutritive (grassi, grassi saturi, zuccheri, sale) e calorie presenti in 100 grammi di prodotto. Un quantitativo che, nel caso dell’olio d’oliva, è oltre il doppio rispetto alla dose ordinaria raccomandata dai nutrizionisti. L’etichettatura si abbatte come una clava sul vino, soprattutto sui corposi e strutturati vini pugliesi prevedendo un bollino nero che indicherebbe la massima pericolosità.

“Il sistema di etichettatura Nutrinform battery adottato dall’Italia è migliore del Nutriscore – prosegue Lazzàro – perché fornisce indicazioni di carattere nutrizionale riferite alle singole porzioni. Criminalizzare un prodotto senza associarlo alle modalità o occasioni di consumo è dannoso sia per l’economia e sia per il consumatore che verrebbe ingiustamente privato del buon cibo a prescindere dalle dosi”.

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