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Acciaierie d’Italia, quasi il 99% dei lavoratori vuole lo Stato

ROMA – Al termine del presidio tenuto a Roma nella giornata di oggi sulla questione Acciaierie d’Italia i sindacati metalmeccanici Fiom, Uilm e Usb hanno prodotto un documento conclusivo che pubblichiamo integralmente:

Fiom, Uilm ed Usb nei giorni scorsi hanno programmato ed effettuato delle assemblee con i lavoratori di Acciaierie d’Italia, Ilva in AS ed appalto per discutere delle misure urgenti per gli impianti di interesse strategico nazionale, disposte con Decreto Legge n. 2 del 5 gennaio 2023, e delle possibili conseguenze negative nel caso in cui non si determinasse un immediato intervento pubblico.
Vi è stata un’importante partecipazione da parte dei lavoratori alle assemblee organizzate da Fiom, Uilm e Usb e al quesito referendario, sottoposto al voto degli stessi lavoratori, in cui si chiedeva se fossero favorevoli ad un intervento diretto dello Stato, attraverso una ricapitalizzazione immediata dell’attuale gestione di Acciaierie d’Italia, al fine di garantire risorse pubbliche per un rilancio della produzione ed un inequivocabile processo di transizione ecologica e di prospettiva industriale.
Al termine dell’ operazione di scrutinio tra i lavoratori di ADI, Ilva in AS e Appalto abbiamo constatato un’ampia partecipazione al voto con una numero di votanti che
complessivamente ha raggiunto un totale di 6326. I voti validi sono 6111 dei quali 6041 SI (vittoria schiacciante con oltre il 98.85%),70 NO (1.15%), 92 NULLE e 123 schede bianche.
Il dato emerso dal referendum ci consegna una chiara volontà da parte dei lavoratori di voler cambiare pagina e porre fine ad una gestione che, evidentemente, ha dimostrato di non aver nessun interesse a garantire un serio rilancio dello stabilimento siderurgico.
Per tali ragioni le scriventi organizzazioni sindacali ritengono necessario aprire una fase di ascolto e confronto con il Governo ed il Parlamento, in fase di conversione del Decreto Legge, affinché si possano determinare delle scelte strategiche per definire politiche industriali e ambientali in grado di rilanciare non solo Taranto, ma l’intero
tessuto produttivo e manifatturiero del nostro Paese.
Pertanto, ribadiamo che lo Stato, attraverso Invitalia, debba acquisire il controllo pubblico e la gestione degli impianti per garantire la corretta gestione dei 680 milioni di euro stanziati e necessari per la ricapitalizzazione di Acciaierie d’Italia.
Riteniamo indispensabile tale provvedimento in quanto uno stabilimento ritenuto di interesse strategico nazionale non può essere gestito da chi ha, di fatto, depauperato una fabbrica che stenta a produrre più di tre milioni di tonnellate annue anche a causa dell’assenza di interventi strutturali e di manutenzione straordinaria e ordinaria necessari a garantire un futuro per la siderurgia dentro ad un processo di transizione ecologica che diventa una sfida fondamentale anche per l’attuale Governo.

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