Spettacoli, performance, laboratori ed eventi collaterali, a partire dall’incontro e dal dialogo con le comunità del territorio. Tutto questo è, ancora una volta, LE DANZATRICI en plein air, il festival di danza contemporanea dedicato al celebre affresco tombale “Le danzatrici di Ruvo di Puglia”, al patrimonio materiale e immateriale archeologico e alle comunità del territorio, che giunge alla sua quarta edizione e si svolgerà da giovedì 20 giugno a domenica 7 luglio a Ruvo di Puglia, con la direzione artistica di Giulio De Leo.
Il progetto è realizzato dalla Compagnia Menhir con il sostegno di Ministero della Cultura (FNSV 2022-24), della Regione Puglia, del Comune di Ruvo di Puglia e in collaborazione con Teatro Pubblico Pugliese e gode, per questa edizione 2024, del supporto del Ministero dell’Istruzione – Viceministro della Cultura di Cipro a sostegno della co-produzione internazionale SEARCHING FOR EUROPA.
L’idea alla base è quella di riportare in vita le protagoniste del celebre affresco rinvenuto nel 1833 e conservato nel Museo Nazionale di Napoli, permettendo loro di danzare libere negli spazi urbani, di vivere la danza come ricerca di sé e della memoria collettiva grazie al movimento che crea relazione con i luoghi e con le persone.
A partire da questa suggestione, il festival intende aprire una riflessione sul tema dell’archeologia della danza: una vera e propria indagine antropologica sull’origine del gesto, sulle stratificazioni e sedimentazioni di memorie, sui retaggi culturali e le esperienze che modellano la dimensione personale o collettiva. E ancora, intende portare nuovamente sul territorio un’offerta artistico-culturale ricchissima, innescando processi partecipativi, promuovendo un benessere culturale diffuso e creando nuovo pubblico per la danza.
Ad ospitare il Festival gli spazi dell’ex Convento dei Domenicani di Ruvo di Puglia, a seguito dell’apertura straordinaria, già dalla scorsa edizione, del suo piano terra, frutto della collaborazione con l’amministrazione comunale, partner del progetto. Non mancheranno però le performance ospitate all’interno della “Sala Carrante” della Scuola Bovio, gli eventi speciali che andranno in scena all’interno del Museo Archeologico Nazionale Jatta e i consueti Dialoghi del Giovedì che si svolgeranno nella Sala conferenze del Museo del Libro – Casa della Cultura di Ruvo di Puglia.
Ricchissima la programmazione de LE DANZATRICI en plein air 2024: il festival accoglie, infatti, ben 41 tra spettacoli, restituzioni di residenze, performance con le comunità ed eventi speciali. Tre fine settimana in cui si alterneranno sulla scena compagnie italiane e provenienti da altri paesi del mondo, tra cui Libano, Grecia, Cipro e Germania e centinaia tra danzatori, artisti e coreografi. E ancora, un’anteprima, tre prime nazionali e una prima regionale all’interno di una programmazione che amplia ancora le comunità di pubblico coinvolte nel laboratorio del festival e accoglie a Ruvo di Puglia grandi maestri come Mauro Astolfi, Simona Bertozzi, Adriana Borriello, Fabrizio Favale e il grandissimo coreografo greco Christos Papadopoulos.
È proprio Christos Papadopoulos (per la prima volta ospite di un festival nel sud Italia) che firma il concept e la coreografia di Elvedon, l’attesissimo spettacolo in prima regionale ispirato al romanzo Le onde di Virginia Woolf: un romanzo che racconta le vite di sei amici d’infanzia attraverso la maturità fino alla vecchiaia. Sei personalità distinte, sei diverse percezioni della realtà, intrecciate in un mondo che fluisce costantemente, come le “onde” dell’oceano.
L’elemento principale del romanzo di Woolf, che diventa anche il nucleo di questo progetto, è lo scorrere del tempo: una potente forza evolutiva che provoca cambiamenti continui nel mondo, dove forze opposte come la vita e la morte, l’amore e l’amicizia, la sfera personale e quella comune, collidono e cooperano allo stesso tempo creando un’armonia increspata. Il concetto di flusso eterno è il cuore di Elvedon, ritratto con i mezzi di ripetizione, rimbalzo e graduale sviluppo del movimento.
Tra gli eventi maggiormente attesi anche Melting Pot 0116, una coreografia di Roberto Zappalàdanzata da Compagniazappalàdanza2 e co-prodotta da Scenario Pubblico – CENTRO DI RILEVANTE INTERESSE NAZIONALE PER LA DANZA e Menhir/LE DANZATRICI en plein air 2024: un lavoro che, come suggerisce il titolo, riunisce in una composizione originale frammenti di diverse creazioni realizzate nel corso del tempo dal grande maestro siciliano. In particolare, sono incluse sequenze da “Mediterraneo l.a.s.d.f” (2001), “24 préludes” (2007), “Instrument 1 scoprire l’invisibile” (2007), “Invenzioni a tre voci” (2014), “74bpm” tratto da “I am beautiful” (2016) – tutte produzioni per la sua compagnia – “I’m a good cook. Spaghetti anybody?”, creazione realizzata nel 2004 per la compagnia svedese Norrdans, e “sud-virus”, commissionato dal Goteborg Ballet nel 2011. All’interno di questo intreccio di coreografie che hanno segnato il suo percorso creativo, il coreografo realizzerà una parte inedita, appositamente concepita per questa creazione.
E ancora Timelessness, una produzione Adriana Borriello e AB Dance Research, che esplora la relazione tra musica e danza, scrittura e composizione istantanea interrogando le forme e gli strati del tempo: lineare, ciclico, relativo. Sulla scena si intrecciano, scambiano, confondono la coreografia di Adriana Borriello, che interroga il limite tra rigorosa scrittura e improvvisazione strutturata, la partitura musicale di Thierry De Mey, scritta per Les Percussions de Strasbourg nel 2019 e il suono captato ed elaborato da Edoardo M. Bellucci, compositore di musica elettroacustica. Punto di convergenza tra dimensione acustica ed elettronica, scrittura coreografica e musicale è la “musica del movimento”, amplificato ed elaborato da Bellucci, capace di creare una continua sinestesia della visione e dell’ascolto.
Di particolare rilievo la prima nazionale di SEARCHING FOR EUROPA outdoor version, una coproduzione internazionale della Compagnia Menhir e ANTI-SKINO PERFORMING ARTS di Cipro, con coreografia di Giulio De Leo, musica di Vaggelis Gettos; con Erika Guastamacchia e la partecipazione di Corale Polifonica “Michele Cantatore” di Ruvo di Puglia diretta dal Maestro Angelo Anselmi. Un lavoro che racconta l’oscillazione tra est e ovest delle due sponde del Mediterraneo, dove si rincorrono paesaggi come le onde del mare, in un gioco di specchi d somiglianze. “Nell’isola di Cipro segnata dalla guerra, lì dove sorge Nicosia, l’ultima capitale europea divisa da un muro e dove è iniziata la nostra ricerca, si oscilla anche tra sud e nord. Attraversiamo la zona cuscinetto che divide le due parti dell’isola, superiamo i controlli dei checkpoint, andando su e giù, sempre alla ricerca infinita di Europa. L’oscillazione sembra essere l’unico movimento possibile nel Mar Mediterraneo. A volte ci muoviamo davvero, altre volte rimaniamo fermi. A volte parliamo come vecchi amici e a volte ci uccidiamo a vicenda. Oscilliamo sul mare e sulla terra, sulle barche dei migranti e sui confini. Oscilliamo tra passato e presente, tra armonie e dissonanze. Secondo il mito, Europa, la bellissima principessa della Fenicia fu rapita da Zeus e fu trasferita dalla sua terra natale all’isola di Creta. Noi non ritroveremo mai più la bella Europa, ma la cercheremo comunque e accoglieremo questa oscillazione, senza riserve”.
All’interno della programmazione, grande attenzione poi alla promozione dell’accessibilità nei confronti di persone e artisti con disabilità. LE DANZATRICI en plein air 2024 ospiterà infatti due spettacoli di e con affermati artisti con disabilità, lavori prodotti e diffusi da RIFRAZIONI, progetto realizzato dal Festival Oriente Occidente di Rovereto in partnership con Menhir e altre realtà nazionali della danza, vincitore del Bando 2022 del Ministero della Cultura finalizzato all’accessibilità dello spettacolo dal vivo in Italia. Si tratta de I versi delle mani, nato dall’incontro della coreografa Marta Bellu con la musicista Agnese Banti e la danzatrice con sindrome di Down Laura Lucioli, che esplora la costruzione simultanea di una partitura musicale e coreografica che nasce dal respiro e viene tracciata nello spazio attraverso parole|mani: contenitori di sensibilità che si esprimono in gesti di corpo e suono; e ancora Lampyris Noctiluca di e con Aristide Rontini: aprendo il campo all’ascolto di risonanze profonde tra la quotidianità e il passato, tra il mondo materiale e una dimensione puramente percettiva, Aristide Rontini dialoga con l’eredità di Pier Paolo Pasolini. La prospettiva di questo solo fa luce sul corpo come luogo di trasformazione e visioni immaginifiche.
E, ancora, un festival che mantiene un occhio attento alla valorizzazione dei talenti emergenti, a cui sono dedicate le sezioni Scavi, fucina di produzione di artisti under35, Mitologie, che presenta nel festival produzioni già attive e Giacimenti, che accoglie gli autori selezionati nei progetti di alta formazione partner di GIACIMENTI – rete italiana per l’emersione dei giovani talenti coordinata da Menhir/LE DANZATRICI en plein air in partnership con Conformazioni Festival di Palermo, HangartFest di Pesaro, Progetto Da.Re. Dance Research di Roma, Modem Pro/CZD/Scenario Pubblico di Catania, Alta Formazione/ Compagnia Arearea di Udine.
All’interno del cartellone una sezione specifica sarà dedicata al progetto Giacimenti in vista, realizzatocon il sostegno di SIAE e del MiC – Ministero della Cultura, nell’ambito del programma “Per Chi Crea” (Ed. 2023): una rassegna pensata per sostenere e promuovere quattro opere di autori under35selezionate nel 2022 e nel 2023 all’interno di GIACIMENTI – rete italiana per l’emersione dei giovani talenti. La rassegna costituirà una sorta di prologo al più ampio contesto de LE DANZATRICI en plein air2024, mantenendo però una sua ferma identità grazie alla programmazione degli spettacoli in un’esclusiva sede e fascia oraria: ad ospitare le presentazioni sarà, infatti, la sala conferenze dell’ex Convento dei Domenicani di Ruvo di Puglia che, nelle giornate di programmazione del 21 e 22 giugno, a partire dalle ore 18.00, godendo di luce naturale, sarà destinata esclusivamente alle quattro opere selezionate: Vestire la diplomazia, produzione Scenario Pubblico Compagnia Zappalà Danza, autori e interpreti Filippo Domini ed Erik Zarcone; Pavoni e Samba, prodotto dalla Compagnia Arearea, ideazione e coreografia del Collettivo Batrachoi; Poligrafia di Donatella Morrone e AB Dance Research; Due tentativi al secondo, prodotto dalla Compagnia Arearea di e con Michele Ermini, Alessia Lombardi e Gaia Stacchini (Collettivo A00).
«LE DANZATRICI en plein air, come l’antico affresco tombale a cui s‘ispira, sfugge a qualunque rigida narrazione della danza e del paesaggio e fonda la propria ragion d’essere proprio nella capacità dell’arte di accogliere la diversità come elemento vivificante e di costruire un dialogo creativo e politico con la realtà, con la città – spiega il direttore artistico della compagnia Menhir Giulio De Leo –. Nel 2024 tante rotte giungono a destinazione e tante prendono il largo, verso nuovi orizzonti. Itinerari disegnati con la speranza che possano generare una festa dell’anima. Un tempo di cura dalla violenza del mondo. Uno spazio di comunità aperto e plurale. Un’edizione ricca di dialoghi. Fra generazioni ed esperienze, comunità e luoghi, linguaggi e corpi. Dialoghi innescati per darci un’occasione di vicinanza, per accostarsi senza paura alla fragilità̀ nostra e dell’altro, per generare una danza che sappia varcare le soglie del tempo, risuonando della bellezza antica del territorio, restando ben radicata nel presente e volgendo lo sguardo al futuro».
«Chi si misura con la costruzione di politiche culturali ed educative, cerca risposte anche nei linguaggi artistici come la danza. Atto creativo ricco di domande aperte e di risposte possibili dai molteplici significati – dichiara l’assessora alla Cultura del Comune di Ruvo di Puglia, Monica Filograno –. Così viviamo la danza a Ruvo grazie al festival che Giulio De Leo e la Compagnia Menhir hanno costruito in stretta collaborazione con la nostra Amministrazione fin dal Talos Festival nel 2017 e poi dal 2020 con Le Danzatrici en plein air. Una scommessa dagli esiti non prevedibili, che porta nella nostra città artisti, tecnici, esperti, persone che abitano provvisoriamente e poeticamente gli spazi pubblici, messi a disposizione di un lavoro di ricerca di altissimo profilo sul corpo e sui suoi linguaggi. Un lavoro che ha un approccio accessibile a tutte e a tutti, che mette insieme professionisti e non nei luoghi della creazione e della rappresentazione, portando chi si accosta al gesto anche per la prima volta sempre più vicino a chi, attraverso il corpo, parla di quei bisogni di pace e di umanità, di cura e di prospettiva. Questo festival – sempre più internazionale e ad ogni edizione più ricercato e più partecipato nei tanti percorsi laboratoriali con la comunità locale, dall’infanzia alla terza età e quest’anno per la prima volta anche con un nutrito gruppo di preadolescenti grazie alla collaborazione con la Scuola Secondaria di I grado della nostra città – è a mio parere un esercizio davvero importante di dialogo fra nuovi pubblici e compagnie artistiche attorno ai grandi temi che ci muovono dentro. Quei temi che ci tengono vivi e ci rubano il sonno di notte, ma che ci fanno continuare a sperare di saper tornare a “sognare in avanti”».
«Questa edizione de LE DANZATRICI en plein air si colloca in un momento molto interessante della vicenda delle politiche culturali e regionali: una fase in cui si è chiuso un ciclo di programmazione, di cui possiamo tracciare un bilancio, e se ne apre un altro, di cui possiamo analizzare le prospettive – ha spiegato il Direttore del dipartimento Cultura e Turismo della Regione Puglia, Aldo Patruno –. Il programma di questa edizione del festival è uno strumento molto utile per fare questa analisi. Ci spiega e ci ricorda che le progettualità non si costruiscono per intercettare i fondi pubblici ma che sono i fondi pubblici a dover intercettare le buone progettualità. L’ampliarsi del parterre di ospiti e della programmazione ci racconta proprio l’evoluzione di una progettualità che si compone proprio di queste buone pratiche, che sono l’orgoglio di un sistema culturale e creativo che non solo ha retto, negli ultimi anni, allo tsunami della pandemia, ma che non ha fatto che consolidare il suo processo di sviluppo. Questo progetto, inoltre, si sposa perfettamente con una visione delle politiche culturali regionali che si basa sul concetto di welfare, di quel ben essere che significa fare comunità, in questo caso anche attraverso la danza».
«Il Teatro Pubblico Pugliese è felice di sostenere anche questa edizione 2024 del festival – ha dichiarato la Responsabile della programmazione e dei progetti regionali Danza del Teatro Pubblico Pugliese, Gemma Di Tullio –. Portare un linguaggio come la Danza contemporanea in un contesto come i cortili delle scuole di Ruvo, da cui è partito il festival, è stato un azzardo riuscito. Onore va al Comune di Ruvo di Puglia e alla Regione Puglia che hanno creduto e dato a questo festival la possibilità di crescere: oggi presentiamo un programma con 41 titoli che strizza l’occhio a realtà nazionali ed internazionali storiche della danza. È un festival che da Napoli in giù non eguali e vanta una grande presenza internazionale. Grazie anche a questo festival il Teatro Pubblico Pugliese consolida il sostegno e la promozione delle nuove generazioni della danza portanti anche a Ruvo alcuni tra i più significativo esiti di ResiDance XL e Vetrina della Giovane Danza d’Autore, azioni della rete Anticorpi XL che fin dalla sua nascita nel 2007 ha fatto dello scouting e della valorizzazione delle giovani ed emergenti generazioni di coreografia italiani, il focus portante del suo agire».
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