BARI- Case, barche, auto, quote societarie e complessi aziendali: oltre 1milione di euro di beni sono stati sequestrati a Costantino Cardone e a Maria Antonia Lacalamita delle società Stimac e Miti dai finanzieri del nucleo di Polizia economico- finanziaria di Bari.
Nella mattinata del 16 marzo le Fiamme Gialle hanno dato esecuzione a due decreti di sequestro di prevenzione – emessi, su richiesta della Procura della Repubblica, dalla III Sezione Penale del locale Tribunale, in funzione di Tribunale per la prevenzione – aventi per oggetto beni del valore di oltre 1 milione di euro, riconducibili a Costantino Cardone e Maria Antonia Lacalamita, imprenditori baresi (accertamento compiuto nel corso del procedimento applicativo della misura di prevenzione patrimoniale, che necessita della successiva verifica nel contraddittorio con la difesa).
L’esecuzione dei provvedimenti rappresenta l’epilogo della complessa attività investigativa svolta dai finanzieri del Gico di Bari, finalizzata alla ricostruzione del profilo di pericolosità sociale dei “proposti” e all’individuazione degli “asset” patrimoniali e finanziari riconducibili ai medesimi e ai componenti dei rispettivi nuclei familiari.
L’operazione “Mitica” svolta tra il 2015 e il 2018
I destinatari dei provvedimenti di prevenzione sarebbero stati, difatti, riconosciuti (allo stato, salvo la verifica successiva nella fase decisoria con il contraddittorio della difesa) come soggetti connotati da una pericolosità sociale generica, in relazione al loro coinvolgimento nell’operazione “Mitica”, eseguita dalle Fiamme Gialle baresi tra il 2015 e il 2018 e attualmente nella fase del dibattimento, che avrebbero disvelato l’esistenza e l’operatività di un’organizzazione criminale, con base operativa a Bari, dedita alla commissione dei delitti tributari di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, di omessa dichiarazione fiscale, di presentazione di dichiarazioni infedeli e di occultamento di documenti contabili, nonché di autoriciclaggio dei relativi proventi illeciti.
Alla luce del quadro probatorio acquisito in sede penale anche attraverso intercettazioni di conversazioni telefoniche, gli imprenditori – attinti nell’ottobre 2017 da un provvedimento emesso dal locale Tribunale, su richiesta di questa Procura della Repubblica, applicativo della misura cautelare degli arresti domiciliari e del sequestro preventivo di beni – avrebbero beneficiato dei proventi derivanti dai delitti tributari, commessi per il tramite delle società Stimac e Miti operanti nel settore della produzione di manufatti in cemento, acquisiti attraverso numerosi trasferimenti “sine titulo” per un importo complessivo di oltre 1 milione di euro; somma, questa, successivamente utilizzata dagli indagati per finalità diverse.
Il complesso sistema di frode con società “cartiere”
Il complesso sistema di frode – posto in essere anche attraverso l’utilizzo di società “cartiere” – avrebbe, pertanto, consentito alle società coinvolte di evadere l’iva, negli anni di imposta dal 2011 al 2015, per un importo totale di circa 4 milioni di euro.
Al fine di disvelare, quindi, l’origine del patrimonio dei proposti e dei relativi nuclei familiari è stata acquisita, con riferimento al periodo 2011-2017, copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni, nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo gli interi nuclei familiari investigati, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della provvista economica. Il materiale così raccolto è stato oggetto, pertanto, di circostanziati approfondimenti investigativi che hanno consentito (secondo l’impostazione accolta dal Tribunale di Bari, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) di individuare – allo stato delle indagini – beni nella disponibilità degli imprenditori e dei rispettivi nuclei familiari costituenti il reimpiego dei proventi delle attività illecite commesse: case, barche, auto, quote societarie e complessi aziendali.
In esecuzione dei decreti emessi dalla Terza Sezione Penale del Tribunale di Bari sono state, pertanto, sottoposte a sequestro anticipato, in vista della successiva confisca, disponibilità finanziarie per un importo complessivo di circa 1 milione di euro. In caso di constatata indisponibilità di tale somma, si procederà a sottoporre a sequestro, per valore equivalente, unità immobiliari ubicate in provincia di Bari, nonché quote societarie e compendi aziendali riferibili ai proposti e ai loro familiari.
Gli esiti dell’attività d’indagine costituiscono un’ulteriore testimonianza del costante presidio economico-finanziario esercitato dalla Procura della Repubblica di Bari – in stretta sinergia con il locale Nucleo Pef – finalizzato all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati anche mediante il ricorso alle misure di prevenzione previste dal Codice antimafia.
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