BRINDISI – L’ordinanza parla chiaro: 20 persone in carcere, oltre 40 indagati e quasi 60 chili di stupefacente sequestrato. Dietro ai numeri dell’operazione della Guardia di Finanza di Brindisi che ha sgominato una presunta banda dedita al traffico internazionale di droga ci sono storie, recenti e passate, che si nascondono all’ombra dei nomi degli indagati. Alcuni eccellenti. Perché, sugli affari del cartello operativo sull’asse Italia – Albania gestito, secondo l’accusa, da gruppi criminali di Oria e Manduria, si era concentrato anche l’interesse della Sacra Corona Unita di Mesagne. Di cocaina ed eroina che nascosta in camion e pullman arrivava da Turchia e Olanda, si parlava, forse, anche nel carcere di Rovigo dove è attualmente detenuto il 60enne Giovanni Donatiello, ritenuto esponente di spicco della frangia mesagnese e già condannato al massimo della pena. L’accusa a carico di Donatiello, difeso dall’avvocato Marcello Falcone, è di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
L’uomo nuovo
Donatiello era stato condannato all’ergastolo, poi tramutato in trent’anni di reclusione. Nel 2018 aveva riottenuto la libertà con orgoglio e tenacia, inserendosi con successo nei percorsi di rieducazione e di reinserimento sociale che aveva intrapreso in carcere. Parlava dei suoi errori, della detenzione, di quella seconda possibilità che no, non a tutti è concessa. A lui sì, e ne era grato. Insomma, un uomo nuovo. A quella narrazione, però, gli investigatori non avevano mai creduto.
Il nuovo arresto
E infatti, nel settembre 2020, Donatiello finisce di nuovo in carcere, accusato di estorsione agli imprenditori locali. E in carcere si trovava, il 60enne, quando sabato mattina è stato raggiunto dalla nuova ordinanza. Ancora una volta, si parla di estorsione. Ma, questa volta, non agli imprenditori. Nel mirino della SCU ci finiscono gli affari, e i soldi, dei trafficanti. Non sfugga come, nel comunicato della Guardia di Finanza, si faccia riferimento proprio alla Sacra Corona Unita di Mesagne che “aveva avanzato la propria pretesa sui relativi ingenti guadagni” maturati dal nuovo gruppo. Perché, si sa, si sa, i soldi, quelli veri, si fanno con la droga. Anche se il traffico di stupefacenti, secondo la DDA, era gestito da qualcun altro.
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