Nella mattinata si lunedì 24 marzo, nove agenti della Polizia Municipale di Bari sono stati trasferiti ad altre mansioni che non prevedono l’uso dell’arma di ordinanza. La decisione arriva dopo gli accertamenti della commissione nominata in seguito all’inchiesta “Codice Interno”, che ha portato a oltre 130 arresti per voto di scambio politico-mafioso.
Trasferimenti per “esigenze di servizio”
Ufficialmente, i trasferimenti sono stati disposti per “esigenze di servizio”, una formula che servirebbe ad arginare eventuali ricorsi contro i provvedimenti.
Sospetti di contatti con i clan
Nella relazione trasmessa al Viminale, gli ispettori hanno evidenziato elementi che risalgono anche a oltre dieci anni fa e che fanno pensare a rapporti inopportuni con esponenti del clan Parisi-Palermiti di Japigia. Tra i casi citati, un agente che in passato sarebbe stato socio di un boss nella gestione di un locale notturno e un altro vigile che avrebbe frequentato persone controindicate, giustificandosi dicendo che si trattava di amici d’infanzia. In altri casi, si tratta di parentele acquisite con pregiudicati che, secondo la commissione, rendono difficoltoso l’esercizio di funzioni delicate come il controllo del territorio.
Il Comune anticipa la prefettura
Il prefetto Francesco Russo, lo scorso 18 febbraio, aveva già annunciato la sospensione per una vigilessa e la revoca del titolo di pubblica sicurezza per altri nove agenti. Il Comune di Bari, però, ha deciso di muoversi in anticipo rispetto alla prefettura, procedendo oggi stesso con i provvedimenti.
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