Le dichiarazioni di John Elkann, presidente di Stellantis, durante l’audizione davanti alle commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato, hanno scatenato una dura reazione politica.
La Lega ha definito le sue parole una “vergognosa presa in giro”, accusando il gruppo automobilistico di essersi arricchito grazie ai finanziamenti pubblici italiani per poi delocalizzare e licenziare in patria. “Con la geniale idea del ‘tutto elettrico’, stanno contribuendo a distruggere il settore dell’auto in Italia e in Europa”, si legge nella nota della Lega, che chiede a Elkann di scusarsi con i lavoratori e restituire i fondi pubblici ricevuti.
Anche la leader del Pd, Elly Schlein, ha puntato il dito contro Elkann, definendo l’idea di riconvertire il settore auto verso la difesa come “propaganda di Stato” e denunciando l’assenza di una vera politica industriale da parte del governo. “Serve un piano comune europeo di investimenti — ha detto Schlein — per puntare all’autonomia strategica, altrimenti il futuro dell’automotive in Italia è a rischio”.
Non meno duro il commento di Carlo Calenda (Azione), che ha criticato la mancanza di assunzione di responsabilità da parte di Elkann: “Siamo ai minimi storici di produzione e non si vedono segnali concreti di inversione di tendenza. Vi abbiamo garantito prestiti pubblici legati al mantenimento occupazionale, ma non avete rispettato gli impegni”. Calenda ha inoltre chiesto chiarimenti sulle reali previsioni di produzione fino al 2030, sull’utilizzo della cassa integrazione e sugli investimenti destinati agli stabilimenti italiani.
Il clima resta teso, mentre il governo e il mondo politico chiedono trasparenza e un impegno concreto per tutelare il futuro industriale e occupazionale dell’Italia.
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