BARI – Pene che oscillano tra i quattro e i diciannove anni di reclusione, per un totale di 362 anni di carcere. Sono 28 gli ordini di carcerazione che carabinieri e polizia del capoluogo pugliese hanno eseguito per altrettante persone condannate in via definitiva nell’ambito dell’inchiesta ‘Vortice Maestrale’. Un’operazione che, nel 2021, portò 99 arresti e più di 145 indagati, tra il clan Strisciuglio di Bari per i reati – contestati a vario titolo – di associazione mafiosa, estorsioni, lesioni e traffico di droga. Nel luglio scorso, per alcuni di loro, il processo si era definito in appello, dopo le condanne in primo grado del 2023.
L’indagine ha ricostruito – anche grazie alle dichiarazioni di 21 collaboratori di giustizia – gerarchia e attività illecite del clan, dal 2015, per il controllo del territorio nei quartieri baresi Libertà, roccaforte storica del gruppo mafioso, San Paolo, Enziteto, Catino e San Girolamo e nei comuni di Palo del Colle, Rutigliano e Conversano.
È stato accertato come il sodalizio mafioso sarebbe riuscito a imporre ai titolari di alcuni esercizi commerciali del quartiere Libertà l’installazione di apparecchi per il gioco d’azzardo, forniti da un’azienda gestita da uno dei membri dell’organizzazione. Quest’ultimo destinava una parte degli introiti alle casse della cosca, ottenendo in cambio il monopolio di fatto nel settore. Il tutto oltre al controllo delle fiorenti piazze di spaccio. L’indagine ha anche fatto luce sulla violenta rissa avvenuta l’11 gennaio 2016 all’interno del carcere di Bari, che ha coinvolto oltre 41 detenuti tra esponenti apicali del clan Strisciuglio e del clan Misceo, per il controllo dei primi su Palo del Colle.
In primo grado la pena più alta, 30 anni, fu inflitta a Giuseppe Misceo detto ‘Peppino il fantasma’. Tra gli altri furono condannati a 20 anni di reclusione, con rito abbreviato, i boss Vito Valentino, Lorenzo Caldarola, Alessandro Ruta, Saverio Faccilongo, Vito Catacchio e Giacomo Campanale. Lo scorso 11 dicembre, invece, altri 9 imputati che avevano scelto il rito ordinario sono stati condannati – in primo grado – a pene da due a 21 anni di reclusione
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