BARI – Le telecamere della zona potrebbero dare un volto a quella madre che avrebbe abbandonato il piccolo neonato trovato morto nella culla della parrocchia San Giovanni Battista del quartiere Poggiofranco di Bari il 2 gennaio scorso. Gli uomini della squadra mobile del capoluogo, coordinati dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dal sostituto Angela Morea della Procura di Bari, starebbero visionando i filmati della videosorveglianza di via Arcidiacono Giovanni e strade limitrofe proprio per cercare di risalire alla donna – si presume sia una donna – che ha lasciato lì il piccolo, in evidente stato di denutrizione, come è emerso dai primi esami autoptici svolti nei giorni scorsi nelle sale di Medicina Legale del Policlinico. Tra le cause del decesso, l’ipotermia.
Ma non solo immagini. I poliziotti della questura barese starebbero anche controllando gli ultimi parti avvenuti non solo nelle cliniche e negli ospedali del capoluogo ma anche in quelli di tutta la provincia, anche se non si esclude che il parto possa essere avvenuto in qualche casa, lontano dalle fonti ufficiali.
Al momento sono due le persone iscritte nel registro degli indagati aperto dalla procura: il parroco della chiesa, don Antonio Ruccia che – dopo una collaborazione iniziale – si sarebbe trincerato dietro il silenzio avvalendosi della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorio da parte degli inquirenti, e il tecnico 44enne bitontino Vincenzo Nanocchio che ha risposto alle domande dei giudici ribadendo che il 14 dicembre – giorno del blackout elettrico che ha investito il quartiere – la culletta funzionava.
Intanto la culla termica resta sotto sequestro mentre nelle prossime ore si terrà la perizia tecnica richiesta dalla procura che dovrà stabilire se quell’ipotermia che avrebbe causato la morte del piccolo sia riconducibile al possibile malfunzionamento del riscaldamento all’interno della struttura
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