TARANTO – Natale senza serenità per decine di lavoratori dell’indotto ex Ilva e delle aziende non bancabili, che rischiano di non ricevere nemmeno lo stipendio di novembre. La denuncia arriva dalla segreteria Uilm di Taranto, che evidenzia una situazione critica legata alla mancanza di liquidità finanziaria, nonostante gli sforzi della gestione commissariale e il tentativo di ricostruire un clima di fiducia.
Entro il 10 gennaio 2025, Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria dovrebbe ricevere un finanziamento di 200 milioni di euro da Morgan Stanley, mentre nello stesso giorno si concluderà la raccolta di manifestazioni di interesse per l’acquisizione del gruppo, con tre proposte avanzate da Vulcan Green Steel, Stelco e Baku Steel Company. Tuttavia, il cammino resta lungo e tortuoso.
Nel frattempo, il quadro è drammatico: a novembre 2.534 dipendenti diretti sono stati collocati in cassa integrazione straordinaria, mentre la produzione si attesta a 1,7 milioni di tonnellate d’acciaio, ben lontana dai 6 milioni autorizzati. Le aziende dell’indotto, ormai allo stremo, chiedono interventi rapidi per evitare il collasso. “Non è tollerabile che, per l’ennesimo Natale, i lavoratori non possano trascorrere le festività con serenità”, dichiara la Uilm.
Confapi Taranto rassicura sull’arrivo di nuovi pagamenti alle imprese appaltatrici, forse prima di Natale, ma ammette che la mancanza di liquidità e la discontinuità dei servizi rappresentano problemi gravissimi. Il M5S ha proposto l’istituzione di un Fondo da 1 milione di euro annui per il triennio 2025-27, ma per Confapi si tratta di una misura insufficiente rispetto alle necessità delle aziende.
Anche gli autotrasportatori che collaborano con l’ex Ilva lamentano difficoltà: le condizioni proposte a novembre, che avevano portato alla rimozione dei blocchi davanti agli stabilimenti, si sono rivelate insostenibili dal punto di vista finanziario.
Sul fronte giudiziario, la Cassazione ha confermato ieri l’annullamento della sentenza di primo grado del processo “Ambiente svenduto”, che ora ripartirà da zero. Per 31 famiglie del quartiere Tamburi, la decisione ha il sapore della beffa: dovranno restituire i 5mila euro di provvisionale ottenuti per i danni subiti. Un’altra pagina amara per la comunità di Taranto.
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