Non bastano più le influenze stagionali a spiegare l’emergenza nei Pronto Soccorso italiani. Il vero problema è un sistema sanitario in affanno, incapace di gestire il flusso crescente di pazienti e di garantire condizioni di lavoro adeguate agli operatori.
A lanciare l’allarme è Gianluca Giuliano. segretario nazionale della UGL Salute, che denuncia una situazione drammatica aggravata da una serie di fattori strutturali. Nei reparti di prima emergenza manca personale qualificato e quello in servizio lavora spesso in condizioni limite, con carichi di lavoro insostenibili e stipendi non adeguati al costo della vita. Il ricambio generazionale è ormai fermo: i giovani evitano la professione medica e si stima che manchino circa 5.000 professionisti nei Pronto Soccorso di tutto il Paese.
A complicare il quadro, l’educazione sanitaria insufficiente della popolazione: il 68% degli accessi in Pronto Soccorso riguarda casi non gravi, mentre il 22% è definito improprio, ovvero risolvibile dai medici di base o altre strutture territoriali. Tuttavia, la medicina territoriale, che dovrebbe essere il primo argine, è in crisi. I medici di famiglia sono sempre meno e il progetto di Case e Ospedali di Comunità, annunciato come la soluzione, rischia di rimanere incompiuto per mancanza di personale.
“La sanità italiana è sull’orlo del baratro – avverte Giuliano –, mentre tanti giovani professionisti fuggono all’estero per cercare condizioni di lavoro migliori, qui il sistema si avvia verso il collasso irreversibile”. Senza interventi strutturali e un serio piano di reclutamento, il destino dei Pronto Soccorso appare segnato.
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