Nelle prime ore di mercoledì 20 novembre, Lecce e la sua provincia sono state teatro di una vasta operazione congiunta condotta dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza, sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica.
L’intervento ha portato all’arresto di 35 persone, accusate di far parte di un’organizzazione criminale dedita al traffico di ingenti quantità di sostanze stupefacenti, riciclaggio e autoriciclaggio, utilizzo di beni di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori e emissione di fatture false.
L’operazione rappresenta un duro colpo alla criminalità organizzata locale, mirato a smantellare reti di traffico di droga e bloccare il flusso di denaro sporco che finanzia ulteriori attività illecite.
Le operazioni sono state condotte da circa 120 agenti della Polizia di Stato e 90 militari della Guardia di Finanza, supportati da squadre specializzate e da un elicottero della Polizia.
Tra i principali indagati figurano esponenti di spicco della criminalità organizzata, già condannati per reati di mafia, in particolare legati alla Sacra Corona Unita. Le indagini preliminari hanno evidenziato la presenza di una rete ben organizzata, con un’efficiente suddivisione dei compiti tra i membri delle due associazioni, attive nei comuni di Lecce e nei dintorni. I leader delle due organizzazioni, tutti con precedenti penali, erano in grado di gestire le loro operazioni anche se detenuti, grazie a una fitta rete di comunicazioni sicure.
Le forze dell’ordine hanno effettuato intercettazioni tramite piattaforme criptate, permettendo di raccogliere prove decisive sulle attività illecite. È emerso un quadro complesso, caratterizzato da enormi quantità di denaro contante, veicoli attrezzati per il traffico di droga e una rete di contatti con narcotrafficanti di altre regioni italiane e paesi esteri, tra cui Albania e Spagna.
Le due organizzazioni non si sono limitate al traffico di stupefacenti, ma hanno anche esercitato un controllo violento sul territorio, utilizzando armi e ordigni esplosivi per mantenere il potere e risolvere conflitti interni. Durante le indagini, sono stati effettuati diversi sequestri di sostanze stupefacenti, tra cui oltre 150 kg di marijuana e 25 kg di hashish, dimostrando l’ampiezza delle operazioni illecite.
Inoltre, è stato rilevato che il sodalizio criminale aveva costruito un impero economico, acquisendo locali pubblici e attività commerciali, con l’appoggio di un commercialista salentino che gestiva gli interessi finanziari del gruppo. Le cooperative coinvolte, formalmente affidate a prestanome, servivano in realtà a riciclare denaro sporco e a garantire stipendi ai familiari dei detenuti.
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