Avrebbe agito con crudeltà recandosi presso l’abitazione della madre con lo scopo di porre fine alla sua vita. Così il GIP di Taranto ha motivato la convalida del fermo nei confronti di Salvatore Dettori, reo confesso del matricidio avvenuto a Leporano lo scorso 13 novembre. Un gesto non dettato dall’incapacità di intendere e di volere, come si legge nell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari. Secondo gli inquirenti, infatti l’indagato avrebbe agito con una capacità criminosa estrema, inferendo diversi colpi sul corpo di Silvana La Rocca, vittima e madre di Dettori.
Le indagini
Dagli interrogatori effettuati dalla Polizia Giudiziaria, emergerebbe un rapporto difficile tra i due. Una relazione affettiva probabilmente non agevolata dalle difficoltà economiche del Dettori, con alle spalle diverse rate del mutuo arretrate. Un debito a cui la madre avrebbe provato a porre rimedio, prima attraverso un prestito di 9.000 euro, poi sostenendo il figlio nelle spese quotidiane mediante piccoli contributi. Inoltre la richiesta del presunto omicida di trasferirsi presso l’abitazione leporanese di La Rocca. Una richiesta che non avrebbe trovato l’accoglimento della madre, “per timore che il Dettori potesse assumere un atteggiamento autoritario nei suoi confronti”, come risulterebbe dalle attività degli inquirenti.
Paure e inquietudini che avrebbero dettato il rapporto tra madre e figlio. Dagli interrogatori effettuati dagli investigatori subito dopo la scoperta del cadavere, sarebbe emersa la preoccupazione della vittima che il figlio potesse occupare interamente la casa, trasferendovi i suoi oggetti. Questa apprensione avrebbe portato La Rocca a tentare di saldare i debiti del figlio, purché quest’ultimo rimanesse presso la sua abitazione di Pulsano. Uno scenario, quello della convivenza, da evitare, nelle intenzioni della madre. Stando a quanto ammesso dall’indagato, La Rocca avrebbe denunciato il figlio in due circostanze: una volta accusandolo di averla picchiata, la seconda poiché Dettori avrebbe bruciato l’automobile di un vicino.
Le conclusioni del GIP
Gli elementi confluiti nell’attività d’indagine, anche grazie alle confessioni offerte dal quarantaseienne, configurerebbero il reato di omicidio pluriaggravato, secondo il giudice per le indagini preliminari. “La carenza di freni inibitori”, da parte del Dettori, avrebbe portato il Giudice a convalidarne il fermo e a disporne la custodia cautelare del carcere, ritenendo non idonei gli arresti domiciliari.
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