La strada verso la nomina di Raffaele Fitto ai vertici della Commissione europea non appare semplice. Il candidato di Giorgia Meloni potrebbe non ottenere subito il sostegno dei due terzi dei coordinatori della commissione Regi all’Eurocamera nell’audizione di domani. Alla vigilia del voto, infatti, i gruppi dei Verdi, S&D, Renew e The Left sembrano orientati a non appoggiare Fitto in prima battuta.
Fonti da Bruxelles indicano che, nonostante un probabile discorso pro-europeista, il nodo principale resta politico: assegnare una vicepresidenza a un partito come Ecr, che a luglio non ha sostenuto la riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione, creando così un’equiparazione tra Ecr e i gruppi favorevoli alla leader tedesca.
In caso di mancato consenso, due sono gli scenari possibili. Il PPE potrebbe forzare un voto a maggioranza semplice, appoggiato solo dalle forze di destra, inclusi Ecr, Patrioti per l’Europa ed Europa delle Nazioni. Tuttavia, un simile approccio creerebbe uno strappo con i gruppi di maggioranza, uno scenario che né il PPE né von der Leyen sembrano auspicare.
Più probabile, quindi, che il voto venga posticipato, innescando un effetto domino su altre tre vicepresidenze: quella del francese Stéphane Séjourné (liberale), della spagnola Teresa Ribera (socialista) e della finlandese Henna Virkkunen (PPE), per le quali sarebbe ugualmente difficile raggiungere la maggioranza richiesta.
Al termine delle sei audizioni previste per martedì, è possibile che quattro vicepresidenze restino senza una maggioranza qualificata, rimandando la decisione a mercoledì. In tale scenario, Ursula von der Leyen potrebbe intervenire direttamente per negoziare eventuali modifiche nei portafogli in gioco.
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