Era nato ad Alberona, in provincia di Foggia, il 21 gennaio 1937 Galliano Juso, produttore spericolato, sempre in frenetica attività. Se ne è andato oggi, domenica 10 novembre, a Roma e la sua parlata nervosa e volutamente dialettale rimane come la traccia di un modo di far cinema cui era sopravvissuto lui stesso.
Attivo a Cinecittà e dintorni fin dai primi anni ’70, capace di intercettare finanziatori e copioni con la maestria di un prestidigitatore, spesso soggettista per i propri progetti, debutta a fianco di Edoardo Di Leo nel 1974 con “Il poliziotto è marcio”, si fa un nome come inventore del “poliziottesco” grazie ai sei film (in tre anni) interpretati da Tomas Milian nei panni di Nico Giraldi a partire da “Squadra antiscippo” di Bruno Corbucci.
Sarebbe però un errore legare il suo nome solo al cinema di genere e di consumo: cacciatore di talenti e di quelle che chiamava “le belle storie” si legò a Renato Pozzetto per “Agenzia Riccardo Finzi”, Giuliana Gamba (per cui produsse “Profumo” e “La cintura” da Moravia), Ciprì e Maresco (“Lo zio di Brooklyn”, Pasquale Scimeca (“Gli indesiderabili”), Alessandro Piva (“Milionari”) fino al bel successo di Karen Di Porto che con “Maria per Roma” debuttava in concorso alla Festa del Cinema nel 2016.
L’ultima fatica di Galliano Juso è stata “Nel bagno delle donne” di Marco Castaldi nel 2020, ma ancora pochi mesi fa chiamava tutti al telefono per caldeggiare una sua nuova, ennesima scoperta. Era noto come l’emblema di una razza di produttori corsari di cui si è perso lo stampo.
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