MATERA – L’intervento del ministro Maria Elisabetta Alberti Casellati agli Stati Generali Diplomazia Culturale.
“Buongiorno a tutti, saluto i colleghi di governo, il presidente Bardi, nostro padrone di casa, i rappresentanti degli istituti di cultura e tutte le autorità presenti. Consentitemi di rivolgere un saluto particolare al maestro Pupi Avati. La cultura è il nostro biglietto da visita nel mondo. Sono davvero lieta di poter intervenire agli Stati generali della diplomazia culturale, che il ministro degli esteri, Antonio Tajani, che ringrazio di cuore per questo invito, ha meritoriamente voluto organizzare e come diceva prima il presidente Bardi, è una promessa mantenuta, per porre in risalto il valore della cultura come forma di comunicazione, come forma di dialogo fra i popoli, come strumento di politica estera. E mi fa piacere, ma non è un caso, che l’evento si svolga proprio a Matera, che è stata nel 2019 capitale della cultura e che è candidata per il 2026 come capitale mediterranea della cultura e del dialogo. Voglio esprimere la mia riconoscenza a voi tutti per il vostro impegno nella diffusione della cultura italiana all’estero. Gli istituti di cultura sono in prima linea e voi siete un fondamentale presidio, diffuso a livello internazionale, dell’identità culturale italiana. Le mie non sono parole di circostanza, nel corso dei miei vari incarichi istituzionali, in particolare quando ho ricoperto il ruolo di presidente del Senato, ho avuto più volte il privilegio di apprezzare di persona la professionalità e il senso dello Stato e il servizio prezioso che rendete ogni giorno, spesso in circostanze difficili. La diplomazia culturale rappresenta un pilastro della nostra politica estera e non potrebbe essere altrimenti per un paese che detiene il maggior numero di siti iscritti nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità, compresi naturalmente i sassi e le chiese rupestri di Matera. Attraverso gli istituti di cultura il ministero degli esteri contribuisce a irradiare l’essenza delle nostre espressioni artistiche nel mondo raggiungendo contesti anche molto lontani. È una missione preziosa, che stimola la conoscenza delle nostre tradizioni, la scoperta delle nostre eccellenze e la diffusione dei nostri saperi presso un pubblico autenticamente globale. È una missione preziosa perché l’Italia è un campione mondiale di ogni forma di cultura. Non c’è campo nel quale non abbia primeggiato. È una missione preziosa perché voi siete riusciti a far capire chi siamo, quanto valiamo, superando quel pregiudizio che indegnamente in passato ci identificava come Mafia, mandolino e pizza. E mi vengono i brividi quando ripenso al film dei fratelli Taviani dove i nostri connazionali cercavano un lavoro con tante tante difficoltà. Il film era good morning Babilonia e dicevano “ci serve un lavoro i nostri connazionali, qualsiasi lavoro. Ma no, gli italiani li conosco bene, bugiardi, bravi a parole, furbetti e scansafatiche, pancia al sole e mani sulla pancia”. E allora il nostro connazionale dice: “con queste mani queste mani hanno restaurato le cattedrali di Pisa di Lucca di Firenze, ma tu di chi sei figlio? Noi siamo i figli dei figli dei figli di Michelangelo, di Leonardo e tu di che figlio sei?”. Questi siamo noi, gli italiani dell’eccellenza, lo dico con orgoglio e poi ancora la nostra, la vostra azione di pace perché consente di sviluppare relazioni positive di reciproca conoscenza e contaminazione tra le popolazioni, perché favorisce la realizzazione individuale e collettiva, perché ispira una convivenza civile inclusiva e fondata sulla tolleranza. In un frangente storico come quello attuale, caratterizzato da tensioni da conflitti, la cultura è un baluardo di civiltà, aiuta a preservare la dignità umana e a diffondere speranza, è un’azione di sviluppo economico perché promuove e fa da moltiplicatore alle industriale creative e culturali italiane e perché stimola il turismo e la domanda di beni e servizi italiani. La cultura non è un lusso, è un bene primario. Dovrebbe essere alla portata di chiunque. Quando penso che con il vostro lavoro aprite una finestra sul nostro paese anche a chi potrebbe non avere mai l’opportunità di visitarlo di persona, io colgo l’essenza più nobile del vostro servizio. Se i tanti cittadini italiani residenti all’estero e coloro che sono emigrati da generazioni, riescono a mantenere ancora saldi i legami con i propri territori di origine è anche grazie al vostro lavoro. Rivolgo qui un pensiero particolare ai numerosi Lucani lontani per volontà o per necessità dalla loro bellissima terra, sono certa che sono a loro volta ambasciatori dell’eccellenze di questa regione. Il regista Francis Ford Coppola che ha le sue radici in questa terra lucana perché il padre era di Bernalda e la madre di Tricarico quindi cittadine che sono qui vicine a Matera, intervenendo nella serata di preapertura del festival del cinema di Roma ha detto che l’Italia è la metafora del mondo perché è un’eccellenza nei settori più svariati, dalla medicina al design, dalla musica alla letteratura, dalla storia all’arte, dalle enogastronomia all’avionica, dalla cantieristica navale alla scienza. L’Italia è terra di cultura e però, dice ancora Coppola, gli italiani, che pure sanno fare tutto, spesso con tratti di genialità, non sono capaci di darsi un governo stabile. Questo rappresenta la metafora di un mondo che registra progressi inimmaginabili in tutti i campi e tuttavia non riesce a darsi un assetto di governo. Coppola ha colto nel segno, siamo eccezionalmente ricchi di cultura, ma c’è una cultura che drammaticamente manca, non da oggi, all’Italia e agli italiani: la cultura di governo. Lo dico perché mi si può chiedere “Che c’entra qui il ministro delle riforme” e bene c’entra, perché la cultura ha orizzonti vasti, motivi storici che sarebbe lungo in questa sede enumerare, hanno ostacolato il consolidamento di una cultura di governo che è il risultato di un insieme complesso di fattori istituzionali politici e sociali. Se però noi limitiamo l’analisi retrospettiva all’esperienza repubblicana, è in dubbio che l’elemento che più drammaticamente è mancato è quello della stabilità dei governi e degli indirizzi politici. I numeri sono rivelatori, in 76 anni di vita della Repubblica si sono avvicendati 68 governi con una durata media di 14 mesi. Quale stabilità di indirizzi, quale azione amministrativa efficace, può dispiegarsi se ogni anno in media il governo ha visto alternarsi presidenti, ministri, strutture di gabinetto e di staff. Quale linea coerente di politica si può esprimere in un arco temporale così ristretto. Non mi stancherò mai di ripetere che la stabilità è il presupposto, la precondizione per tutte le politiche. Per questo la riforma costituzionale del premierato, a cui sto lavorando, che ha come obiettivo quello di garantire al sistema di governo non solo la stabilità ma una più intensa responsabilità democratica, è la riforma delle riforme, quella che condiziona la riuscita di tutte le altre politiche, anche delle politiche culturali. Sebbene non esista un indice che quantifica esattamente l’effetto della stabilità del governo sul valore specifico del Pil legato alla cultura, studi empirici e report economici evidenziano un forte legame tra stabilità politica e prosperità del settore culturale. L’OCSE sottolinea come la continuità delle politiche porti a una crescita costante dell’occupazione e del valore aggiunto nel settore culturale e creativo. Perfino il turismo culturale, che rappresenta una parte rilevante dell’economia legata alla cultura, è influenzata dalla stabilità, perché i governi di legislatura riescono a dare maggiore vigore alla loro azione di diplomazia culturale promuovendo l’immagine del paese in modo più efficace, migliorando nella percezione internazionale e in definitiva incrementandone l’attrattiva per le centinaia di milioni di turisti che da ogni angolo della terra sono interessati a conoscere l’ineguagliabile patrimonio storico artistico italiano. La stabilità del governo è fondamentale anche per un efficiente gestione dei fondi strutturali dell’Unione Europea che includono programmi di sviluppo per il patrimonio culturale e le industrie creative. Avviandomi a conclusione e riassumendo, solo in un contesto istituzionale e politico stabile la cultura può diventare decisiva per il rilancio del paese e un motore di crescita economico e sociale, contribuendo a contrastare la fuga dei cervelli italiani e a edificare una società più dinamica e inclusiva, se è vero dunque, come suggerisce il titolo del nostro incontro, che la cultura in ogni sua espressione forma, può diventare un fattore propulsivo di crescita economica e sociale per l’Italia, è altrettanto innegabile che questa opportunità potrà essere colta solo se ci doteremo della cultura di governo che finora c’è mancata, una cultura che ha nella stabilità degli assetti istituzionali una sua imprescindibile condizione”.
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