Allarme frodi e importazioni selvagge: olio pugliese a rischio

Con una riduzione del 16% di olio extravergine e del 51% di olio vergine nei magazzini, cresce il rischio di importazioni selvagge e frodi nel settore oleario.

Nei porti di Bari e Salerno viene scaricato olio proveniente da Grecia e Maghreb, e ciò rende necessario un controllo rigoroso per contrastare la speculazione che potrebbe approfittare della scarsità di prodotto, mettendo in pericolo il prezzo del prezioso olio extravergine pugliese.

A lanciare l’allarme sono Coldiretti Puglia e UNAPROL Consorzio Olivicolo Italiano, facendo riferimento al report “Frantoio Italia” dell’ICQRF. Quest’anno, la raccolta delle olive in Puglia ha subito un crollo medio del 40% rispetto al 2023 a causa della persistente siccità, sebbene la qualità del raccolto sia eccellente.

Per contrastare le frodi e garantire la trasparenza lungo la filiera olivicola, un nuovo decreto del MASAF impone che le consegne delle olive vengano registrate entro 6 ore nel Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN), un importante passo avanti per tutelare la qualità del Made in Italy.

David Granieri, presidente di Unaprol, evidenzia l’importanza di questa normativa per combattere le frodi, sempre più frequenti in annate di scarsità. “La registrazione obbligatoria rappresenta un progresso decisivo per la trasparenza della filiera,” afferma Granieri, auspicando controlli più rigorosi per garantire il rispetto delle nuove disposizioni.

Coldiretti Puglia denuncia inoltre che l’olio pugliese è il prodotto agroalimentare più contraffatto del 2023, con numerose irregolarità individuate sia online che nei Paesi UE. Il presidente Alfonso Cavallo e il direttore Pietro Piccioni avvertono: “Le frodi a tavola mettono a rischio la salute e penalizzano i consumatori più vulnerabili.” I consumi di olio extravergine italiano, però, sono in crescita grazie al riconoscimento globale delle sue qualità eccezionali.

Per proteggere il settore, Unaprol e Coldiretti propongono di restringere i parametri dell’acidità dell’olio extravergine da 0,8% a 0,5% e di migliorare la disciplina sugli oli miscelati, con indicazioni chiare in etichetta per evitare confusione. La filiera italiana chiede inoltre interventi urgenti per affrontare i cambiamenti climatici, come la costruzione di nuovi invasi per la gestione dell’acqua, cruciale per garantire una produzione di qualità.

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