Rosario Livatino

Il sacrificio del ‘Giudice ragazzino’: 33 anni dalla morte di Rosario Livatino

Il 21 settembre del 1990 l’Italia fu profondamente colpita da un evento tragico che segnò la lotta contro la mafia: l’assassinio del giovane magistrato Rosario Livatino, brutalmente ucciso mentre svolgeva con coraggio e dedizione il suo lavoro.

A 33 anni da quel giorno, il ricordo del “Giudice ragazzino”, come era stato affettuosamente soprannominato per la sua giovane età e per il suo instancabile impegno contro la criminalità organizzata, rimane vivissimo e fortemente attuale.

Per onorare la sua memoria e per trasmettere i valori di giustizia, integrità e legalità che Livatino rappresentava, l’APAMRI – Associazione Parlamentare di Amicizia con gli Insigniti della Repubblica Italiana – ha organizzato una cerimonia di commemorazione, alla presenza del suo Segretario Generale, Michele Grillo, dei membri dell’associazione, delle autorità siciliane e di numerosi esponenti della società civile.

Il dottor Grillo, affiancato dal Presidente degli Insigniti, Cav. Uff. Riccardo Di Matteo, dall’On. Carla Giuliano, Presidente dei Parlamentari, e dall’On. Maria Stefania Marino, Vicepresidente dei Parlamentari, ha ricordato con parole commosse il sacrificio del giovane magistrato, sottolineando l’importanza del suo esempio per le generazioni future.

Durante l’evento, tenutosi in un contesto di grande solennità e partecipazione emotiva, è intervenuto anche il dottor Pietro Macaluso, delegato per la Sicilia dell’APAMRI e originario della stessa terra di Livatino. Macaluso ha evidenziato come il Giudice Ragazzino rappresenti un simbolo non solo per la Sicilia, ma per tutta la nazione, incarnando quei valori di coraggio, giustizia e rettitudine che dovrebbero guidare ogni cittadino impegnato nella lotta contro il crimine organizzato.

Rosario Livatino, nato in una terra martoriata dalla mafia, scelse di dedicare la sua vita professionale alla battaglia contro la criminalità organizzata, senza mai arretrare di fronte ai rischi che questa missione comportava. Nonostante la sua giovane età, dimostrò una forza d’animo e una rettitudine morale che ancora oggi sono fonte di ispirazione. Il suo impegno, la sua tenacia e il suo rifiuto di cedere ai compromessi lo condussero, purtroppo, a pagare con la vita il prezzo di una lotta impari. La mafia lo colpì mentre si recava in tribunale, togliendo al paese un giovane magistrato e all’umanità un esempio di eroismo e dedizione.

Nel 2021, a riconoscimento del suo immenso valore morale e spirituale, Rosario Livatino è stato proclamato beato dalla Chiesa Cattolica, confermando come la sua figura vada oltre il solo ambito giudiziario. Il suo sacrificio è oggi un simbolo non solo per chi combatte in prima linea contro la mafia, ma anche per chiunque creda nel valore della giustizia e dell’integrità.

Nel corso della cerimonia, Michele Grillo ha ribadito l’importanza di mantenere viva la memoria di Livatino, non solo per rendere omaggio alla sua figura, ma anche per trasmettere alle nuove generazioni l’importanza del rispetto della legge e del rifiuto di qualsiasi forma di corruzione o compromesso con il crimine organizzato. “Ricordare Rosario Livatino è un dovere morale per ciascuno di noi – ha dichiarato Grillo – perché il suo coraggio e il suo sacrificio devono essere da esempio per chi ogni giorno lotta per un mondo più giusto e solidale. La giustizia è un cammino difficile, spesso costellato di ostacoli e pericoli, ma il Giudice Ragazzino ci ha insegnato che è l’unica via per costruire un futuro migliore”.

Anche l’APAMRI, attraverso il lavoro instancabile dei suoi membri, si impegna a diffondere e preservare i valori di legalità e giustizia che Livatino ha difeso con la sua stessa vita. Attraverso eventi come questo, l’associazione desidera non solo onorare la memoria di un grande uomo, ma anche promuovere una cultura di responsabilità civile che metta al centro il rispetto delle leggi e la lotta contro ogni forma di criminalità.

Il sacrificio di Rosario Livatino rimane un punto di riferimento per tutti coloro che credono nella forza della giustizia. La sua figura continua a rappresentare una luce in un contesto storico che, purtroppo, vede ancora la mafia e la criminalità organizzata come una delle principali minacce per la società italiana. Tuttavia, grazie all’esempio di uomini come lui e all’impegno di istituzioni e associazioni come l’APAMRI, la lotta per una società più giusta e libera dalla paura prosegue con rinnovato vigore.

La cerimonia si è conclusa con un appello alla responsabilità collettiva: mantenere viva la memoria del Giudice Ragazzino e continuare a combattere con forza e determinazione ogni forma di illegalità, affinché il suo sacrificio non sia stato vano e la sua eredità morale continui a ispirare nuove generazioni di cittadini consapevoli e coraggiosi.

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