“Se non si corregge immediatamente il decreto del Ministero della Cultura, che relega Taranto a semplice sede operativa, la città rischia di perdere la sede nazionale della Soprintendenza per il Patrimonio Culturale Subacqueo a favore di Napoli”. È l’allarme lanciato da Massimiliano Stellato, consigliere regionale e comunale, che sottolinea come Taranto sia impegnata in una difficile rivoluzione per emanciparsi dalla dipendenza economica dall’acciaio. Una trasformazione in grado di fare della valorizzazione dei suoi beni culturali un volano di sviluppo economico e produttivo.
Stellato ritiene che sia giunto il momento di aprire una “vertenza cultura” per Taranto. Una vertenza che non si limiti alla sola protesta, ma che individui percorsi, interlocutori e obiettivi chiari. Propone di partire dal confronto con le “forze qualificate” che operano e promuovono cultura in città nelle sue diverse forme. Secondo il consigliere, a Taranto esistono realtà affermate, altre storiche e alcune emergenti, in grado di indicare la direzione da seguire.
“Si tratta di mettere a sistema voci e competenze – prosegue Stellato -, trovando un filo conduttore comune che possa unire contributi e idee, associazioni e imprese, artisti e studiosi.” Egli auspica anche il coinvolgimento della politica e delle istituzioni, sia centrali che periferiche.
Molto è stato fatto, ma Stellato ritiene che il potenziale culturale della città sia ancora in gran parte inespresso. La cultura a Taranto non si trova “solo” nei suoi luoghi simbolo, come il Castello Aragonese, il MarTa, la Concattedrale, il Museo diocesano o gli spazi del Conservatorio Paisiello. È molto altro e non si può accontentarsi della riqualificazione di alcuni palazzi storici. La Città Vecchia, con i suoi spazi e vicoli ancora da recuperare, potrebbe diventare un incubatore culturale straordinario.
Secondo Stellato, gli eventi culturali dovrebbero entrare in simbiosi con i luoghi della cultura, non limitandosi a spettacoli isolati. “Questa è l’alleanza perfetta”, afferma. Con il Ministero della Cultura, aggiunge, non si dovrebbe discutere solo della “restituzione del maltolto” riguardo allo “scippo” della Soprintendenza. È necessario aprire una vera e propria “vertenza cultura” per consentire a Taranto di voltare finalmente pagina e costruire un futuro che valorizzi il suo immenso patrimonio culturale.
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