BARI – Tornerà in tribunale il 25 settembre l’ex direttore dell’Arti ed ex assessore regionale Alfonsino Pisicchio tra i nomi di spicco dell’inchiesta che ad aprile scorso ha coinvolto altre 10 persone per presunti appalti truccati, truffe e corruzione. Vicenda che lo ha portato ai domiciliari insieme a suo fratello Enzo fino al mese scorso, quando – archiviate le amministrative – il gip Ilaria Casu ha ritenuto non vi fossero più motivi per avvicinarsi e supportare qualche candidato. Le accuse per Pisicchio ruotano intorno ad una gara d’appalto da 5,5 milioni per la gestione della riscossione dei tributi del Comune di Bari.
Il prossimo settembre, quindi, i Pisicchio compariranno davanti al al giudice Nicola Bonante per l’udienza preliminare. Il mese scorso e con la stessa motivazione (che le elezioni amministrative erano ormai trascorse) è tornato in libertà Sandro Cataldo, marito dell’ex assessora regionale ai Trasporti, Anita Maurodinoia, accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale.
Tornando ai Pisicchio, mentre procede speditamente la parte relativa all’indagine principale, prosegue nel più stretto riserbo l’inchiesta su una presunta fuga di notizie relativa alle ordinanze di custodia cautelare del 10 aprile. A quanto pare, infatti, qualche ora prima il governatore Michele Emiliano avrebbe chiesto ad Alfonsino Pisicchio di dimettersi dall’Arti, perché aveva saputo che le indagini a suo carico avrebbero potuto avere sviluppi. Anche su questo è stato ascoltato dai pm Alfonsino che ha spiegato nel dettaglio tempi e modi delle comunicazioni ricevute da Emiliano.
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