Tra i linfomi rari esiste un sottotipo denominato “linfoma mediastinico della zona grigia”, che si presenta con caratteristiche intermedie e discordanti tra il linfoma di Hodgkin e il linfoma non-Hodgkin primitivo del mediastino. Questa difficoltà nell’identificazione porta a una elevata frequenza di riclassificazione diagnostica e a scarsi esiti terapeutici registrati in tutto il mondo per i pazienti.
Per fare chiarezza sul linfoma della zona grigia, uno studio dei ricercatori dell’Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” di Bari, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, è stato pubblicato sulla rivista scientifica di caratura internazionale della casa editrice Ferrata Storti (Haematologica Journal, IF 10.1). Il lavoro scientifico, a primo nome della matematica Grazia Gargano, è coordinato a livello nazionale dal medico ematologo Sabino Ciavarella responsabile del laboratorio di ricerca traslazionale dell’unitàm operativa di Ematologia.
“Siamo di fronte – afferma il direttore generale Alessandro Delle Donne – a un esempio paradigmatico di uno studio di ricerca traslazionale, finanziatoci dal ministero della Salute e portato a termine grazie a una efficiente rete cooperativa nazionale di medici e biologi, ma soprattutto grazie al contributo fondamentale dei nostri giovani matematici e bioinformatici al servizio del progresso in oncologia. Ancora una volta impieghiamo i fondi di ricerca corrente ministeriale per un lavoro ad alto impatto internazionale che utilizza approcci matematici per creare nuovi strumenti di diagnostica integrata all’interno di modelli di utili alla pratica clinica”.
“Lo scopo principale dello studio – affermano Gargano e Ciavarella – è rispondere a una necessità molto sentita dalla comunità scientifica internazionale: migliorare la diagnosi del “linfoma mediastinico della zona grigia”. Il lavoro è stato ideato per lo sviluppo di uno strumento pratico basato sulle caratteristiche molecolari di questi linfomi, per facilitarne la stratificazione diagnostica e guidare il trattamento ottimale. Combinando approcci innovativi di bioinformatica e matematica a dati pubblici di trascrizione genica globale è stato possibile identificare un pannello ristretto di 168 geni, correlati sia alle cellule tumorali che a quelle immunitarie che le circondano, che consentono una notevole capacità discriminativa e di supporto diagnostico. L’obiettivo è supportare i patologi nella definizione della diagnosi istologica ma aiutare in futuro i medici nella scelta terapeutica”.
“Siamo orgogliosi di questa pubblicazione”, afferma il presidente del Consiglio di indirizzo e verifica dell’oncologico barese, Gero Grassi. “Si tratta di un lavoro iniziato da una nostra dottoranda di ricerca, in convenzione con l’Università Aldo Moro di Bari, dal quale partirà una iniziativa auspicabilmente internazionale per validare lo strumento su un numero più alto di casi, essendo una malattia rara”.
potrebbe interessarti anche
Campo Santa Maria degli Angeli, ancora polemiche a Barletta
Taranto, Binario Express, punto ristoro in stazione
Pd Puglia, esplode il “caso Massafra”
Sciopero 29 novembre, UIL e CGIL in piazza: ‘Stop tagli a enti locali’
Sanzioni meno severe per reati ambientali più gravi, Nitti: ‘Paradosso’
Bari, ospedale covid in Fiera: Lerario e Mercurio rinviati a giudizio