Negli scorsi giorni, con un provvedimento regionale inserito nel piano di riordino ospedaliero, è stata riproposta la riforma del 2018 per l’istituzione in Puglia dell’Agenzia regionale emergenza-urgenza (AREU), che avrebbe assorbito le funzioni del 118. In meno di 24 ore, però, il provvedimento è stato ritirato, lasciando increduli gli addetti ai lavori.
La creazione dell’AREU avrebbe comportato la nomina di un Direttore generale e l’istituzione di una direzione strategica, accentrando il sistema di emergenza-urgenza. Secondo il Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Taranto, dott. Pierpaolo Volpe, è necessaria una riflessione attenta sull’opportunità di una simile riforma, che potrebbe risultare inefficace e inefficiente rispetto alla gestione territoriale delle emergenze.
In Puglia, esistono già diverse Aziende sanitarie con Direttori generali e direzioni strategiche indipendenti. Modificare l’attuale modello organizzativo rischia di distogliere risorse preziose dalla sanità e dalle assunzioni, ha sottolineato Volpe. Inoltre, nella provincia di Taranto, il sistema 118 attuale offre già prestazioni elevate nella gestione delle patologie tempo-dipendenti. Cambiare questo sistema collaudato potrebbe essere pericoloso.
Volpe ha criticato l’idea di creare nuove sovrastrutture, evidenziando la situazione critica dei reparti ospedalieri e del sistema 118, già in difficoltà per la carenza di personale. La nomina di un Direttore generale per l’AREU, in questo momento, potrebbe destabilizzare ulteriormente il sistema.
Come alternativa, Volpe propone un sistema 118 di natura dipartimentale su base provinciale, con aree specifiche per la formazione, il governo clinico, la gestione delle maxiemergenze e delle patologie tempo-dipendenti, supportato da un’équipe multidisciplinare.
Infine, Volpe ha osservato che l’inserimento errato della riforma nel provvedimento ospedaliero ha riaperto un dibattito fermo da anni sulla riforma del sistema 118, che dovrebbe puntare a strutture territoriali dipartimentali piuttosto che a nuove agenzie regionali, per rispondere meglio ai bisogni di salute della popolazione.
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