“Siamo ai titoli di coda”, gridavano i lavoratori del cinema nella recente manifestazione a Roma e a Bari, in cui si chiedevano maggiori diritti. Oggi, però, con grande preoccupazione, dico che il rullo dei titoli di coda si è esaurito lasciandoci solo un film dall’amaro epilogo, insomma un “disaster movie” senza lieto fine”, scrive in una nota Gregorio Mariggiò, portavoce provinciale di Taranto Europa Verde-Verdi.
“Il ministro della cultura e il ministro dell’economia e delle finanze hanno firmato il decreto interministeriale del 10 luglio 2024 riguardante il “tax credit”. Con questa firma, di fatto, è stata emessa una condanna per le decine di migliaia di maestranze e aziende che lavorano nel settore dell’audiovisivo e del cinema, che ora devono affrontare disoccupazione, precarietà e fallimento”, sottolinea Mariggiò.
“Non solo, con questa scelta politica il Governo Meloni ha decretato la morte della cultura, del cinema italiano, del cinema libero, del libero pensiero, della libertà di espressione. Alla prima lettura, il decreto firmato sembra essere scritto da gente incompetente e non del settore, se così non fosse, non si spiegano i requisiti molto stringenti e surreali richiesti alle società cinematografiche per poter usufruire delle agevolazioni. Infatti, gli unici a beneficiarne saranno pochissime società, soprattutto straniere”, continua il portavoce provinciale di Taranto Europa Verde-Verdi.
“Il decreto non è stato scritto da gente incompetente, al contrario è frutto di un preciso piano politico del “governo Meloni” dal sapore “autarchico”, ma più subdolo e più pericoloso rispetto a quello del ventennio che fu. Lo spirito “autarchico” non si basa sull’auto-sufficienza all’interno dei confini “patriottici”, parola simpaticamente inserita in questo decreto come uno dei requisiti principali per le sceneggiature ammesse all’agevolazione. No, il sapore “autarchico” è profondo e subdolo e lo si percepisce quando capisci che si vuole necessariamente tutelare altri confini, cioè la propria cerchia di “amici”, stranieri o italiani che siano, creando una sorta di oligarchia nel settore, in stile loggia P2 degli “anni venti ventiquattro”, sostiene Gregorio Mariggiò.
“Adesso cosa accadrà? Penso all’art. 4 della Costituzione Italiana tanto citato dal governo, al contrario lo scopo è sempre stato quello di difendere solo le aziende inquinanti e i loro profitti (vedi siderurgico a Taranto). La maggior parte delle aziende che operano nel cinema e nell’audiovisivo chiuderanno. Per i già precari lavoratori e maestranze (grazie al sistema occupazionale mai messo in ordine e mai tutelato), non ci sarà più lavoro. Per non parlare di tutto l’indotto, quelle aziende che forniscono logistica, attrezzatura, location, servizi e strutture ricettive… anche per loro non ci sarà futuro”.
“La cultura, la libertà di scrittura e di pensiero, sono anch’essi temi ecologisti e noi di Europa Verde-Verdi non possiamo che solidarizzare con tutti i lavoratori, le maestranze e gli operatori economici dell’audiovisivo e del cinema che in questo momento, e d’ora in poi, dovranno difendere i loro diritti. Da portavoce provinciale per Taranto di Europa Verde-Verdi penso alle tante battaglie ecologiste portate avanti, penso alle vittorie conquistate e agli anni trascorsi a cercare di far crescere nei cittadini quel senso ecologista troppo difficile da far comprendere: oggi, ancora una volta, siamo pronti a difendere la dignità umana e la cultura”, conclude Gregorio Mariggiò.
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