Nel pomeriggio di lunedì 15 luglio, nell’Aula Consiliare della Regione Puglia si è tenuta un’importante audizione in V Commissione, centrata sulla “Sentenza della Corte di Giustizia Europea sull’attività produttiva dell’ex Ilva di Taranto” e sullo “Studio sulla Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) presentato da Acciaierie d’Italia nell’ambito della procedura AIA”.
In rappresentanza della Segreteria Nazionale UGL Metalmeccanici, è intervenuto Alessandro Dipino, segretario provinciale di Taranto. “Come UGLM, riteniamo positivo l’incontro. Ora è necessario ripartire da zero con la volontà comune di azienda, sindacati, Regione Puglia e istituzioni di azzerare le differenze di vedute e procedere nella stessa direzione”, ha dichiarato Dipino.
“La divisione tra i vari attori coinvolti prosegue dal 2012, evidenziando come negli ultimi 12 anni si siano manifestati i peggiori aspetti dell’industria italiana e delle relazioni sindacali – sottolinea Dipino -. Discutere ancora, nel 2024, se scegliere tra lavoro e salute è inammissibile. Siamo fermamente convinti che si possano raggiungere entrambi gli obiettivi adottando tutte le tecnologie disponibili per salvaguardare la salute dei lavoratori e dell’intera comunità jonica”.
Il segretario provinciale ha inoltre espresso la necessità di ricucire lo strappo tra cittadinanza e fabbrica, e ancor più tra lavoratori e fabbrica, a causa del clima di esasperazione che persiste da 12 anni. “Dal luglio 2019, con la prima cassa integrazione, i lavoratori non hanno visto soluzione di continuità né uno spiraglio di miglioramento”, ha spiegato Dipino sottolineando che le accuse non sono rivolte alla nuova gestione commissariale, ma che è fondamentale trovare soluzioni per alleviare il peso che grava sui lavoratori.
Dipino ha evidenziato la mancanza di una visione chiara per il futuro dell’acciaieria, con gran parte degli impianti fermi. Ha concluso il suo intervento affermando che l’incontro dovrà segnare l’inizio di nuove sinergie tra tutte le parti coinvolte, per trovare soluzioni tecnicamente valide che salvaguardino la salute, ricucendo il rapporto con la cittadinanza e avviando una produzione eco-sostenibile. “Dobbiamo restituire dignità ai lavoratori, sia a quelli diretti che ai 5000 dell’indotto”, ha concluso Dipino.
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