Gianni Rotice, ex sindaco di Manfredonia, risulta indagato per corruzione elettorale in un’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Foggia, che ha comunicato la conclusione delle indagini. Sulla sua pagina Facebook, il primo cittadino ci ha tenuto a precisare di essere amareggiato, ma determinato a dimostrare la sua estraneità.
”Con la trasparenza che mi contraddistingue e mi lega ai miei concittadini, mi corre l’obbligo di informare che alle ore 13.30 mi è stata notificata la chiusura delle indagini a mio carico per un’appendice dell’“Inchiesta Giù le mani”. Tale indagine si basa su quanto dichiarato dagli arrestati Romito e Salvemini”, scrive Rotice.
“Non nascondo la mia amarezza per questa situazione, poiché le dichiarazioni dei due non trovano alcun riscontro oggettivo e, soprattutto, contrastano con la linea netta ed intransigente che ho seguito come Sindaco nella vicenda “Guarda che Luna”. Nessuno prima di me aveva avuto il coraggio di affrontare questa situazione e di arrivare all’abbattimento definitivo della struttura, nonostante le minacce e l’ostruzionismo”, sottolinea l’ex sindaco di Manfredonia.
“Dal momento dell’avvio dell’iter, non si è perso tempo per raggiungere questo risultato, come dimostrano i documenti in possesso delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine. La mia ferma volontà di andare avanti ha dato molto fastidio ai proprietari della struttura, che hanno tentato in tutti i modi di fare ostruzionismo e di alimentare una campagna di delegittimazione mediatica contro di me, colpevole solo di compiere il mio dovere di tutela della legalità e dell’interesse pubblico”, prosegue Rotice.
“Quello pensa che con la rimozione ha risolto tutti i problemi…quello non ha capito che oggi con quella rimozione ha iniziato i problemi”, si legge nelle intercettazioni di “Giù le mani” a proposito del “Guarda che Luna”.
“Ho subito denigrazioni e minacce di morte, portando avanti questa battaglia in solitudine e nel silenzio, anche dell’Opposizione in Consiglio comunale e dell’opinione pubblica. Mi auguro di poter essere ascoltato celermente dalla Magistratura, nei confronti della quale continuo a confidare, per poter fare definitiva chiarezza e chiudere questa vicenda”, conclude Gianni Rotice
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