Negli 88 piccoli comuni regionali si staglia il 21% degli alberi monumentali censiti in Puglia, di cui il 47,7% nelle aree protette, una patrimonio di biodiversità, che conta anche tutte le 10 varietà di querce presenti in Italia, da tutelare per l’enorme valore storico, biologico, ambientale ed ecologico.
Ad affermalo è Coldiretti Puglia, in relazione al rapporto ‘Piccoli Comuni e Alberi Monumentali d’Italia 2024’ promosso da Fondazione Symbola in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Coldiretti, Fai Cisl, AMI Alberi Monumentali d’Italia, presentato da Ermete Realacci, presidente Fondazione Symbola, Ettore Prandini, presidente nazionale Coldiretti, Andrea Rispoli, Generale di Corpo d’Armata, Comandante delle Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri (CUFA), Onofrio Rota, segretario generale Fai Cisl, Alessandra Stefani, direttore generale dell’Economia Montana e delle Foreste del Masaf.
A una categoria particolare di alberi, quelli monumentali, e al patrimonio forestale nazionale è dedicato il rapporto Piccoli Comuni e Alberi Monumentali d’Italia. La collana che ha come focus i piccoli comuni, così come definiti dalla legge Realacci n.158 del 6/10/2017, nelle due edizioni precedenti si è occupata in collaborazione con Coldiretti di prodotti tipici, stimando per la prima volta il peso delle produzioni DOP e IGP nei piccoli comuni, e di itinerari storico culturali, si arricchisce di un nuovo volume dedicato a questo asset di primaria importanza che interessa allo stesso modo nord e sud del Paese.
Una ricchezza, la cui valorizzazione e conservazione risulta ancora più urgente nel grave contesto di crisi climatica che stiamo vivendo, che rappresenta la componente più preziosa del nostro patrimonio forestale italiano, che interessa 110.545 kmq, pari al 36,6% del totale nazionale e fornisce al Paese preziosi servizi ecosistemici (come benefici in termini di approvvigionamento, ad esempio fonti di acqua potabile, o come la fissazione del carbonio e la tenuta idrogeologica) e occasioni di valorizzazione economica, in primis turistica, capaci di preservare il delicato equilibrio naturale e paesaggistico. Anche per questi motivi alberi monumentali, foreste e boschi rappresentano un’occasione di sviluppo tanto per le città di medie e grandi dimensioni, quanto per i piccoli comuni.
Sono 180 gli alberi monumentali della Puglia, con le nuove 4 iscrizioni che andranno ad arricchire l’albo verde nazionale, esemplari che raggiungono anche i 40 metri di altezza e quasi 900 centimetri di circonferenza, mentre sale l’allarme per la Piana degli Ulivi Monumentali sotto attacco del batterio killer Xylella fastidiosa.
In provincia di Lecce, nel piccolo comune di Supersano, il cui nome deriva dal latino “super sanum” per indicare la salubrità del luogo, si trova la quercia della masseria di Macrì, albero che è stato per anni al centro di una discussione tra i botanici per stabilirne l’appartenenza ad una specie piuttosto che a un’altra. In un primo momento si riteneva fosse un esemplare di Quercus dalechampii, ma dopo approfondite analisi oggi sappiamo che la pianta è un ibrido tra Quercus virgiliana e Quercus amplifolia.
Più che per l’altezza (19 metri), la quercia di Macrì colpisce per l’ampiezza della sua chioma, che in estate fornisce riparo dal sole mentre in autunno dona un vero e proprio spettacolo cromatico con colori che spaziano dal rosso spento al giallo e l’arancio. Lasciando il paesaggio rurale in favore di quello urbano, nel piccolo comune di Rodi Garganico (FG), noto per la produzione di agrumi certificati IGP come l’arancia del Gargano e il limone femminello, in una piazza che affaccia sul mare, cresce un bell’esemplare di pino d’Aleppo secolare.
Tra le roverelle, invece, si può citare quella che cresce nel piccolo comune di Volturino (FG), una delle ultime querce superstiti tra quelle che un tempo formavano le fitte foreste sulle propaggini che dai Monti Dauni scendono verso il Tavoliere delle Puglie. L’albero, che offre rifugio a pipistrelli, uccelli e rettili, si trova lungo il tratturo Lucera-Castel di Sangro, una delle principali vie della transumanza, antica pratica di migrazione delle greggi riconosciuta come bene immateriale dell’umanità dall’UNESCO.
A Martina Franca (TA), comune noto per la produzione del Capocollo P.A.T., nella Riserva Statale Murge Orientali, cresce un bel fragno secolare che ha raggiunto i 16 metri di altezza. In Italia quest’albero cresce solo nelle Murge pugliesi e materane.
Gli esemplari che fanno parte dell’albo verde si contraddistinguono per l’elevato valore biologico ed ecologico (età, dimensioni, morfologia, rarità della specie, habitat per alcune specie animali), per l’importanza storica, culturale e religiosa che rivestono in determinati contesti territoriali, per il loro stretto rapporto con emergenze di tipo architettonico, per la capacità di significare il paesaggio sia in termini estetici che identitari. Tra le nuove iscrizioni spiccano per numerosità i cedri, le querce, i platani e i faggi, mentre fanno la loro prima comparsa nell’Elenco alcune specie come l’acero palmato rosso, la camelia e l’anagiride.
Nella Piana degli Ulivi Monumentali è altissima la concentrazione di ulivi millenari con ben 250mila esemplari di pregio straordinario che potrebbero fregiarsi del prestigioso riconoscimento di “patrimonio dell’Unesco”. Si stima che alcuni potrebbero addirittura avere un’età fino a 3.000 anni, con circonferenze che superano i 10 metri. Una ricchezza dal punto di vista storico e turistico sino a oggi mantenuta in vita soprattutto grazie all’impegno di generazioni di agricoltori, anche a prezzo di sacrifici considerevoli.
La gestione di un ulivo monumentale è, infatti – rileva la Coldiretti Puglia – molto più complicata, con rese produttive notevolmente più basse rispetto a una normale pianta, ma anche la necessità di procedere a una raccolta esclusivamente manuale e maggiori difficoltà a livello di potatura e di trattamento.
Un impegno che rischia ora di essere vanificato dall’epidemia di Xylella che dal 2013 ad oggi ha colpito 8mila chilometri quadrati con 21 milioni di ulivi, con un danno stimabile di quasi 3 miliardi euro, secondo un’analisi della Coldiretti. L’urgenza è salvare da nuovi contagi la Piana degli Ulivi Monumentali che ha già perso 1/3 degli ulivi di inestimabile valore – conclude Coldiretti Puglia – preservati nel tempo e arginare in Puglia la diffusione della Xylella Fastidiosa (ceppo pauca, quello pugliese) che secondo lo studio della prestigiosa rivista americana PNAS (Atti della Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti d’America) potrà causare, se non viene fermata, un impatto economico negativo in Europa d in Italia fino a 20 miliardi, conclude Coldiretti Puglia.
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