CERIGNOLA – Dopo mille difficoltà, di ogni genere, ed un rendimento più altalenante del previsto, il Cerignola è riuscito a chiudere come meglio non avrebbe potuto la sua stagione regolare. Un campionato in cui ci si è scrollati di dosso l’etichetta di matricola, insomma, l’anno delle conferme, l’anno più complicato. La scommessa Ivan Tisci non ha dato i suoi frutti, e la società di via Napoli se n’è resa conto alla 31^giornata. Primi campanelli d’allarme già in avvio, con una pareggite cronica che ha poi contraddistinto l’intera stagione, in totale ben 17 segni X. La prima sconfitta, quella al fotofinish contro l’Avellino, è coincisa con l’inizio dell’emergenza in infermeria. Prima Ligi, poi Capomaggio, poi Martinelli insieme ai vari Leonetti, Sainz-Maza, Rizzo e chi più ne ha più ne metta. Problemi continui in fase di risoluzione solo in queste ultime settimane e che hanno segnato in negativo tutto il campionato, senza ovviamente sottovalutare le responsabilità tecniche. Il digiuno di nove gare, dal 27 gennaio al 24 marzo, è infatti costato caro a Tisci, sostituito da Raffaele prima che la situazione precipitasse, com’è poi accaduto in altre piazze. L’allenatore siciliano, con un’ottica rivolta anche al futuro, ha impresso subito la sua mano, tatticamente e mentalmente, rivitalizzando una squadra appiattita ed in crisi d’identità. Dopo una stagione altalenante, il Cerignola delle ultime uscite è tornato ad essere la mina vagante che aveva fatto sognare la città fino a maggio dello scorso anno. Tredici punti in sette partite, una media di 1.9 a discapito degli 1.3 della gestione Tisci, ben cinque posizioni recuperate. Campionato chiuso con tre vittorie di fila, un derby portato a casa, ma soprattutto un settimo posto preziosissimo alla luce delle difficoltà prima citate. Per la seconda volta di fila l’Audace si siede dunque al tavolo dei play off e lo fa con entusiasmo e leggerezza ma anche con un pizzico di rimpianto.
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