“In Puglia il sistema sanitario e i servizi sociali non riescono ad aiutare le famiglie con bambini autistici. I genitori restano soli, senza cure e costretti a pagare tutte le spese”. Lo afferma Renato Perrini, vicepresidente della Commissione Sanità e consigliere regionale di Fratelli d’Italia, che lancia un appello al presidente Emiliano, che detiene la delega alla sanità, e all’assessore al welfare.
“Un problema che ha radici economiche, ma anche organizzative, con gli ambiti territoriali che presentano gestioni spesso disastrose – prosegue Perrini -. In Italia, un bambino ogni 77 soffre di uno spettro autistico e secondo i dati tra vent’anni arriveremo a uno ogni 30. Numeri impressionanti che si scontrano con l’incapacità del servizio sanitario regionale di prendersi cura di questi bambini, che diventano ragazzi e poi adulti”.
”I motivi per cui i centri rifiutano i pazienti sono diversi – evidenzia Perrini -. Il primo è che i soldi che la Regione eroga per i servizi socio-assistenziali sono pochissimi. C’è anche un tema di organizzazione, con un dialogo non ottimale tra enti. I problemi più gravi le famiglie li riscontrano quando questi ragazzi compiono 18 anni e dovrebbero passare dall’ambito sanitario a quello sociale. In questi anni, come consigliere regionale, ho più volte presentato emendamenti migliorativi al fine di favorire l’inserimento lavorativo dei giovani con autismo”.
Inoltre – aggiunge Perrini -, ho più volte segnalato e sollecitato affinché si risolvesse la precaria situazione che si registra nel Centro Territoriale per l’Autismo (CAT) dell’ospedale di Mottola, dove i tempi di attesa sono particolarmente lunghi, a volte anche oltre un anno. Inoltre, tra le innumerevoli criticità che le famiglie quotidianamente mi segnalano, permane la riduzione delle ore d’assistenza, con al massimo 2-3 sedute di terapia a settimana e con moltissimi casi di dimissione con rinvii alle famiglie per terapie a pagamento”.
”Sostengo che bisogna innanzitutto rendere omogeneo il servizio in tutto il territorio pugliese. Non è possibile che alcune Asl restino ancorate al passato mentre altre stanno da tempo utilizzando approcci più moderni. Le risorse non sono più adeguate alla dimensione del fenomeno, ma è altrettanto vero che ci sono Ambiti territoriali che funzionano male e rallentano anche quelli virtuosi e ciò non è ammissibile”, conclude Perrini.
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