“Stop al Nuovo Codice della Strage” è il nome della mobilitazione che fino al 12 marzo si tiene in numerose città italiane contro la riforma del Codice della Strada voluta dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ora in discussione in Parlamento. L’iniziativa parte dalla piattaforma #Città30Subito, a cui si uniscono numerose associazioni e attivisti di tutta Italia.
Manifestazioni a Bologna, Torino, Milano, Padova, Firenze, Modena, Roma, Napoli, Lecce, Perugia, Varese. “La riforma viene proposta per salvare vite in strada, ma nella sostanza prefigura il persistere della strage. Infatti, limita pesantemente l’autonomia di azione delle amministrazioni comunali, attacca e depotenzia Ztl, aree pedonali, sosta regolamentata, controlli elettronici e mobilità ciclistica”, scrive la Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta) che aderisce alla piattaforma.
“La proposta di riforma da una parte promuove misure-vetrina, come l’inasprimento di alcune pene o l’alleggerimento delle limitazioni ai neopatentati, e dall’altra strizza l’occhio a chi vìola sistematicamente le regole. Vengono meno i presupposti per la tutela di chi è più vulnerabile e si indebolisce la convivenza tra i diversi utenti della città. Misure inefficaci e dannose, che non migliorano le norme attuali, e addirittura vanno ad aggravare la situazione”, aggiunge la Fiab.
Sono 3.159 le persone morte in collisioni sulle strade nel 2022, con un aumento del 9% rispetto al 2021 e solo una leggera diminuzione rispetto al 2019. I feriti sono stati 223.475. Il 73% delle collisioni avviene in ambito urbano. L’assenza di sicurezza stradale è la prima causa di morte i giovani sotto i trent’anni.
La situazione italiana è un’anomalia in Europa: secondo la Commissione europea, nel 2022 in Gran Bretagna i morti in strada per milione di abitanti sono stati 26, in Germania 34, in Spagna 36, mentre in Italia siamo a 53, dato in crescita rispetto all’anno precedente.
“Le principali cause di morte sono, secondo l’Istat, l’eccesso di velocità, la guida distratta e la mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti – continua la Fiab -. Queste cause non vengono prese in considerazione dalla riforma del Codice della strada”.
”Serve un approccio scientifico e sistemico, agendo sulla moderazione della velocità, non solo attraverso i limiti, ma anche con controlli e ridisegno dello spazio pubblico. Occorre realizzare interventi normativi a favore della mobilità attiva e del potenziamento del trasporto pubblico, e agevolare percorsi verso le città 30, prendendo esempio da Bologna”, conclude la Fiab.
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