BARI – Vedette e rappresentanti di lista al soldo dei clan. Una macchina organizzata nel migliore dei modi con il compito di vigilare i seggi il giorno delle elezioni comunali 2019. E a chi prometteva e non manteneva, una punizione fisica: uno schiaffo. È solo l’ultimo dei dettagli che emerge dall’inchiesta Codice interno che la scorsa settimana ha portato a 135 misure cautelari facendo emergere un mondo grigio fatto di relazioni tra malavita organizzata, politici locali e colletti bianchi per reati che vanno dall’associazione mafiosa al voto di scambio.
Questo è quanto avrebbe raccontato ai pm della Dda un pregiudicato spiegando di aver anche allontanato dai seggi i vigili urbani che erano stati mandati per un servizio di controllo.
Le elezioni in questione sono quelle di maggio 2019 quando tra i candidati della lista Di Rella Sindaco – a supporto del candidato di centrodestra – c’era la moglie di Giacomo Olivieri – tra i 110 in carcere -, Maria Carmen Lorusso, ai domiciliari. Lady Olivieri, intanto, comparirà lunedì prossimo davanti ai pm.
Dall’inchiesta dei sostituti antimafia Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino con l’ausilio degli uomini della Squadra Mobile di Bari coordinati da Filippo Portoghese, sarebbero venute fuori le manovre illegali che Olivieri avrebbe architettato per far vincere la moglie documentando i contatti diretti tra l’avvocato e diversi esponenti delle organizzazioni mafiose del capoluogo per inquinare l’esito del voto. Non solo soldi e buoni benzina ma anche promesse di posti di lavoro. Qualcuno sarebbe stato inserito nelle liste (è il caso di Michele Nacci, imparentato con il capo clan del San Paolo Andrea Montani ‘Malagnac’, primo dei non eletti), altri come vedette davanti alle scuole, altri ancora come rappresentanti di lista con il compito di assicurarsi che nessun voto andasse perduto. E poi il motorino promesso al figlio di Bruna Montani (suocera di Nacci, finita in carcere), “un cinquantino”, precisa Olivieri in una intercettazione.
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