Per Acciaierie d’Italia inizia la fase due: creare le condizioni per l’ingresso di nuovi partner privati. “Accadrà entro quest’anno”, afferma sicuro Adolfo Urso, ministro delle imprese e del Made in Italy, annunciando che martedì 27 febbraio sarà a Taranto per fare il punto con lavoratori, sindacati, indotto ed enti locali, insieme al commissario Giancarlo Quaranta, che ha già preso possesso dell’azienda ed è al lavoro su una due diligence.
Nelle prossime ore, lo stesso Urso sarà a Copenaghen per parlare con Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione Ue, del prestito ponte da 320 milioni, condizione indispensabile per salvaguardare gli impianti e sostenere l’ex Ilva. La garanzia della continuità produttiva passa dalla soluzione di alcune criticità, a cominciare da cassa e materie prime.
“Per non essere sottoposto al vincolo degli aiuti di Stato, questo prestito ponte da 320 milioni dovrà essere restituito, ma per farlo l’impianto deve essere rilanciato”, ha spiegato Urso, che durante il Forum in masseria 2024 ha sottolineato che “bisognerebbe pagare in anticipo, ma non c’è cassa: diverse navi sono in porto o in rada, però non riescono a sbarcare le materie prime, e nei magazzini ce ne sono poche o non ci sono”. Una condizione che preoccupa dal momento che senza materie prime c’è il rischio di stop degli impianti, con impatti molto importanti per un sito siderurgico.
C’è poi il problema della liquidità. “Ho fatto appello alle aziende siderurgiche italiane, clienti dello stabilimento ex Ilva, chiedendo di pagare in anticipo le fatture in scadenza nei prossimi mesi, per consentire al commissario di avere una cassa. Mi hanno risposto positivamente: il gruppo Marcegaglia, per esempio, ha già dato ordine di pagare subito”, ha spiegato Urso.
Intanto, il commissario Giancarlo Quaranta è al lavoro per riportare l’azienda nelle condizioni ottimali dal punto di vista dell’affidabilità produttiva e di sicurezza degli impianti. “C’è però necessità di approfondire vari aspetti, sia sotto il profilo tecnico-produttivo che gestionale. Sui tempi necessari per il rilancio, sicuramente parliamo di mesi, non di anni”, ha precisato lo stesso Quaranta.
Intanto, della vicenda torna a parlare Carlo Bonomi, presidente di Confindustria. “Rinunciando all’idea di produrre acciaio in Italia, diventerebbe difficile discutere di temi come quelli dell’automotive se non hai più l’Ilva, che ti consente produzioni necessarie proprio per l’automotive”.
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