In seguito alle informazioni anticipate la scorsa settimana riguardanti la diminuzione di volumi comunicata da TIM per la sede materana di CallMat, nella giornata di lunedì 12 febbraio si è tenuto un incontro tra i rappresentanti aziendali di Gruppo Distribuzione, le Segreterie nazionali e territoriali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni e le RSU.
L’obiettivo era ottenere maggiori dettagli sulla riduzione di attività segnalata su CallMat e conoscere le intenzioni aziendali per affrontare la situazione.
CallMat ha dichiarato una riduzione di volumi immediata, oscillante tra il 25% e il 30% delle attività legate al servizio 119, con l’obiettivo di raggiungere il 40% entro la fine del 2024. Tale calo comporta un eccesso iniziale di oltre 100 dipendenti su un totale di 420 che operano nel sito produttivo di Matera, cifra che potrebbe salire a circa 170 entro la fine dell’anno, se il decalage annunciato venisse confermato.
L’azienda ha avviato un piano per gestire gli impatti immediati, incluso il ricorso alla cassa in deroga presso il Ministero del Lavoro per fronteggiare le eccedenze dovute alla diminuzione dei volumi comunicata dalla committenza.
Le Segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, esprimendo profonda preoccupazione per la comunicazione di CallMat, proclamano lo stato di agitazione dei lavoratori del sito produttivo materano.
Nelle prossime ore, saranno avviate iniziative sindacali a sostegno dell’occupazione coinvolgendo i Ministeri e la committenza. Successivamente, saranno valutate ulteriori azioni di mobilitazione in base ai risultati ottenuti. Le Segreterie sindacali considerano irresponsabile il comportamento di TIM, che, al fine di ottenere risparmi, decide di non gestire milioni di clienti, causando eccedenze tra i lavoratori operanti nei servizi di customer care.
Le operazioni societarie di TIM, ritenute scellerate dalle Segreterie sindacali, coinvolgono significativamente lo Stato. Il governo, che ha approvato lo smembramento industriale della principale committenza nel settore delle telecomunicazioni, non può rimanere inattivo di fronte agli effetti di tali operazioni finanziarie sui lavoratori dell’indotto di TIM.
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