24 giornate di campionato consegnate agli archivi, 22 avvicendamenti in panchina, 6 dei quali ad interim. Tutto ciò solo nel girone meridionale di Serie C, per una media di quasi un cambio di allenatore a giornata. Tanti gli esoneri, forse troppi, per quella che in molti considerano una moda tutta Made in Italy. E pensare che siamo solo a febbraio, e che da qui al termine della regular season può ancora cambiare qualcosa.
Ad aprire le danze ci ha pensato l’Avellino con l’addio di Rastelli, arrivato il 12 settembre scorso dopo appena due giornate di campionato. A seguire, è stato il turno di altri tecnici, alcuni dei quali appartenenti a formazioni pugliesi: da Villa a Danucci, passando per Tomei, Anaclerio, Olivieri, Coletti e Cudini. Quest’ultimo è stato poi richiamato dal Foggia, club che nel corso di 24 giornate ha già cambiato tre volte allenatore, tornando poi al punto di partenza. Un po’ quello che è successo a Potenza, dove De Giorgio ha fatto prima le veci di Colombo, poi quelle di Lerda, fino a lasciare il testimone a Marchionni.
Di sicuro il nuovo regolamento avrà facilitato l’accasarsi dei vari tecnici, che però continuano anno dopo anno ad avere sempre più il fiato sul collo da una dirigenza impaziente e sempre meno tempo per lavorare e proporre in campo le proprie idee. Una fortuna, se così la si vuole considerare, che nel corso di questa stagione hanno avuto in pochi: Pagliuca della Juve Stabia, Longo del Picerno, Capuano del Taranto, Zauli del Crotone, Maiuri del Sorrento, Tisci del Cerignola e Modica del Messina. Non è un caso che sei su sette occupino la zona playoff, così come non è da escludere che anche le panchine di questi magnifici sette possa vacillare da un momento all’altro. Del resto, bastano pochi risultati negativi consecutivi per cambiare un giudizio apparentemente eccellente, il tutto nel giro di poche settimane.
La Lega Pro non è mai stata platea di grande continuità tecnica, così come non lo sono più neanche Serie A e Serie B. Tra la scarsa pazienza e la necessità di dare la tanto conclamata scossa, ormai sempre più alibi. Fare un paragone con le terze serie estere potrebbe essere inutile, ma basterebbe per capire che i continui avvicendamenti in panchina (per quanto funzionali) sono forse davvero una moda tutta italiana.
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