L’attenzione della criminalità organizzata è focalizzare sulle imprese che operano sia nel settore del food che in quello turistico. Questo è stato evidenziato dal procuratore generale Antonio Maruccia nell’intervento durante l’Anno Giudiziario a Lecce. Secondo Maruccia per contrastare i fenomeni mafiosi le Procure devono avere il supporto di tutti gli organi istituzionali e non solo: “Voglio porre l’accento, in questa sede sulla espansione imprenditoriale dei gruppi criminali organizzati, che continua in modo sempre più consistente e pervasivo.
La DDA denuncia come sia divenuto strutturale il reinvestimento dei proventi dei traffici di stupefacenti nelle attività economiche più redditizie: dalla distribuzione dei prodotti alimentari al settore turistico balneare, dal commercio di autovetture alle frodi in materia di idrocarburi, di bonus e super bonus da parte dello Stato.
E nuovi settori dell’economia si aggiungono ai tradizionali campi di interesse.
Per contrastare questa infiltrazione subdola ed impedire una vera e propria contaminazione del sistema economico, non basta l’azione repressiva.
Vedete, negli anni 90 il racket delle estorsioni (che aveva ben altra estensione – scoppiavano bombe ogni notte) fu contenuto e sconfitto anche grazie alla collaborazione e alle denunce dei commercianti, degli artigiani e delle loro associazioni.
E anche oggi l’azione della magistratura, da sola, non basta.
Ecco perché lancio un vero e proprio appello alla nostra imprenditoria: occorre la vostra la vigilanza, la collaborazione attiva, occorre la partecipazione vostra e quella delle Associazioni e delle Camere di commercio, di cui pure riscontriamo l’impegno.
Ogni volta che incrociate una impresa, un affare, una iniziativa economica che desta perplessità e sospetti, rivolgetevi con fiducia alle forze dell’ordine. Le Procure della Repubblica sapranno sostenervi e tutelarvi.”
Ma non solo. Determinante in questo percorso secondo Maruccia è il ruolo dell’informazione e dei giornalisti: “Ed un ruolo fondamentale, anche oggi come negli anni ‘90, lo svolgono i mezzi di informazione. I giornalisti, anche in passato, hanno subito sulla loro pelle le ritorsioni della criminalità – l’attentato alla casa del direttore di Quotidiano, Vittorio Bruno Stamerra, ne fu prova tangibile.
Abbiamo bisogno tutti, cittadini e istituzioni di una stampa libera che informi correttamente anche sulle indagini, senza processi mediatici che alterano l’equilibrio delle parti.
Nel nostro distretto, in questi otto anni, credo che la magistratura si sia attenuta a canoni di continenza e riserbo.
Al riguardo, non ho mai ricevuto lamentele dal Foro o dai cittadini.”
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