“È la prima volta in venti anni che succede. Da quando sono presidente non era mai avvenuta la chiusura di uno sportello antiracket per mancanza di denunce. È allarmante perché vuol dire che l’omertà si rafforza assieme alla criminalità organizzata”. Lo dichiara Renato De Scisciolo, presidente della Fai di Puglia, la federazione delle associazioni antiracket e anti usura italiane, che interviene su quanto accaduto a Canosa di Puglia, nel nord Barese, dove lo sportello di piazza Galluppi è stato chiuso.
“Fu inaugurato due anni fa con don Luigi Ciotti, ma non ha funzionato – aggiunge -. Siamo stati presenti, ma solo due commercianti si sono rivolti a noi per chiederci un mutuo, dimenticando che non siamo una banca. Poi, più nessuno si è fatto vivo”.
“Sulla porta con vetrate del locale che ospitava lo sportello abbiamo messo un cartello col numero di telefono da contattare: mai nessuno ha telefonato – continua De Scisciolo -. Nel febbraio dell’anno scorso il Comune ci ha chiesto la restituzione dell’immobile per farne degli uffici. Abbiamo richiesto la disponibilità di una stanza ma non ci è stata data. Anche che un Comune ci togliesse la sede non era mai successo prima”.
Il presidente della Fai di Puglia precisa che “nella Bat sono complessivamente 13 le persone, tra imprenditori e commercianti che assistiamo. Voglio ricordare che siamo a disposizione di chi non intende piegarsi alle logiche mafiose, che se anche non ci siamo fisicamente presenti, possiamo essere contattati tramite sito, mail e telefono e fornire assistenza. Chi paga – conclude – è complice e dovrebbe trovare il coraggio di denunciare”.
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