“La maggioranza ha bocciato un emendamento alla manovra con il quale chiedevamo di aumentare la partecipazione pubblica nel capitale di Acciaierie d’Italia per assumerne il controllo. Ciò è avvenuto dopo che l’ennesimo consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia ha deciso, per l’ennesima volta, di non decidere. Il Governo non ha deciso perché due ministri, dello stesso partito, non hanno idee convergenti. Con questo emendamento abbiamo chiesto di fare quello che avrebbero dovuto fare un anno fa, fare andare Invitalia in maggioranza nella compagine azionaria di Acciaierie d’Italia”.
Così Andrea Orlando. deputato del Pd ed ex ministro del Lavoro, sui social in un video del suo intervento in aula alla Camera nel corso delle votazioni sulla manovra.
”Ci hanno messo un anno per capire che la multinazionale indiana che ha investito in Acciaierie d’Italia non ha più intenzione di proseguire il processo di risanamento e di rilancio. Lo sapeva anche, devo dire, il Ministro Giorgetti (mi riferisco a quello che faceva parte del Governo Draghi, perché adesso nel Governo Meloni ce ne deve essere uno omonimo), che aveva non casualmente – ricorda l’ex ministro dem – appostato un miliardo di euro per fare, esattamente, questa operazione. Avevamo messo in guardia rispetto al fatto di non sprecare quelle risorse che invece il Governo ha dato ad Acciaierie d’Italia per pagare le bollette e non modificare l’assetto della governance della impresa”.
“Tra qualche settimana si troveranno di nuovo di fronte a questo bivio – spiega Orlando – e dovranno decidere se portare in maggioranza lo Stato o continuare in questa situazione nella quale nessuno si prende la responsabilità di fare alcunché. Sarebbe l’ennesimo paradosso che i sovranisti ci condannassero ad importare acciaio dalla Cina o dall’India. Qual è il concetto di urgenza di questo Governo? È urgente intervenire per impedire a delle persone di fare delle spiaggiate e per questo si usa il decreto? È urgente intervenire sulla carne coltivata e per questo si dà priorità assoluta a una normativa e non è urgente impedire – conclude – che si chiuda in Italia la più grande acciaieria d’Europa con il rischio di mandare per strada migliaia di lavoratori?”.
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