BRINDISI – Per quanto programmate, le nuove e continue sfiammate della torcia del Petrolchimico di Brindisi, visibili anche a chilometri di distanza e, quindi, ad occhio nudo dal centro del capoluogo messapico, preoccupano Legambiente. Come evidenziato in una nota inviata dal presidente del circolo “Tonino Di Giulio” Teodoro Marinazzo, l’associazione “continua a ricevere segnalazioni, video e foto che testimoniano il ripetersi costante di sfiammate in torcia nel petrolchimico di Brindisi, con l’effetto visivo verificato oggi anche ben distante dalla torcia in centro città. Come si sa, l’esplosione di una condotta contenente etilene ha recentemente allertato il sistema pubblico di pronto intervento e di sicurezza e fortemente allarmato per conseguenze ambientali e sanitari, che avrebbero potuto essere ben più serie. Dal momento in cui si è registrato questo incidente attribuito al ciclo produttivo di Versalis, troppo frequenti e non giustificabili sono state le sfiammate in torcia”.
Sfiammate al Petrolchimico, “No a una nuova torcia”
Dalle sfiammate del Petrolchimico ad un nuovo “No” all’impianto Gnl di Edison a Costa Morena il passo è breve.
“Ricordiamo – scrive ancora Legambiente – che alla combustione ed alla emissione in torcia si deve ricorrere in situazioni di emergenza, ma ormai l’emergenza è una prassi costante, giustificata ora per ciò che viene definito un incidente imprevedibile e molto spesso per quelle che vengono definite improvvise eruzioni nell’alimentazione elettrica negli impianti, ma sappiamo bene che molto spesso è più “vantaggioso” per l’impresa ricorrere alla torcia ad esempio in un processo di polimerizzazione imperfetta di etilene. Ciò che è più grave, e lo abbiamo evidenziato recentemente ancora una volta, è il fatto che in occasione di una revisione dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA) per Versalis, il Ministero dell’Ambiente abbia respinto la più che legittima ed anzi doverosa creazione all’interno del petrolchimico di una rete a controllo pubblico di monitoraggio dell’area, che registri inquinanti fondamentali quali il benzene e gli idrocarburi policiclici aromatici. È chiaro, infatti, che la rete pubblica di centraline esistente non può avere una capacità di rilevamento di inquinanti e di attribuzione certa delle responsabilità degli sforamenti dei parametri di legge, ed è altrettanto certo che l’esposizione agli inquinanti per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) prevede soglie di rischio molto meno permissive di quelle della legislazione italiana. Al Sindaco di Brindisi, in quanto ufficiale di governo in materia sanitaria e quindi primo tutore della salute pubblica, Legambiente chiede un pronto intervento per accertare cause, responsabilità ed effetti in rapporto alle indicazioni dell’O.M.S., di queste continue sfiammate in torcia ed al Prefetto di Brindisi in quanto rappresentante dello Stato e coordinatore dei piani di sicurezza e di emergenza, la scrivente associazione chiede di esercitare pienamente ed urgentemente tali poteri di coordinamento, ricordando che Brindisi è stata una delle principali aree nazionali ad elevato rischio di crisi ambientale, uno dei primi S.I.N. nazionali per quel che concerne la bonifica di siti inquinati, il tutto in presenza di undici impianti ad alto rischio di incidente rilevante, ai quali è scellerato – attacca Marinazzo – pensare di aggiungerne un dodicesimo, il deposito costiero di G.N.L. di Edison con una torcia praticamente in banchina, a Costa morena est”.
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