Da alcune situazioni in atto, che stiamo approfondendo in queste ore, all’interno dello stabilimento di Taranto si è proceduto con l’interruzione dell’operazione dell’abbassamento di carica dell’Altoforno n. 2.
Inoltre, risultano un numero imprecisato di navi in rada, presso Mar Grande, cariche di materie prime propedeutiche alla marcia degli impianti, ma che non vengono ormeggiate e scaricate.
È l’ennesima dimostrazione della gestione fallimentare dell’Amministratore delegato che sta portando alla chiusura, lo stabilimento di Taranto.
Ci chiediamo quali siano le motivazioni di tali scelte scellerate da parte del management aziendale. Non è possibile continuare ad assistere alla politica del ricatto da parte del socio privato ArcelorMittal. I lavoratori non possono e non devono essere utilizzati come scudo, per ricevere finanziamenti a pioggia da parte dello Stato.
Nell’assemblea dei soci di ieri, vi è stato l’ennesimo nulla di fatto; il continuo rimbalzo di palla, rappresenta una vera e propria sfida al Governo, al territorio, ai lavoratori.
Diciamo basta, si decida in fretta, in quanto è in ballo il destino di migliaia di lavoratori.
Lo Stato – per tramite Invitalia – assuma una volta per tutte, la maggioranza all’interno della compagine pubblico-privata.
Il Governo italiano assuma il controllo, non può continuare ad essere ostaggio del socio inadempiente ArcelorMittal. È fondamentale mettere in chiaro, una volta per tutte, quali sono le reali intenzioni governative in termini di siderurgia. Non siamo mai stati affezionati alla nazionalizzazione dell’impresa, ma oggi è necessario rimuovere tutti quegli ostacoli che impediscono un vero rilancio organico e definitivo dell’ex Ilva, attraverso la salvaguardia di Ambiente, Salute e Lavoro.
Bisogna assicurare a tutti i lavoratori di Acciaierie d’Italia, Ilva in Amministrazione Straordinaria, Appalto e Indotto un presente migliore ed un futuro più certo.
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