BARI – Il procuratore della repubblica, Roberto Rossi, lo aveva detto: “Espressioni simili sono frutto di una criminalità organizzata”. Quelle immagini – diffuse sui social network – avevano fatto il giro dei media anche nazionali. Oltre un centinaio di scooter attraversavano le vie del capoluogo per accompagnare fino al cimitero di via Nazariantz, il feretro del 27enne Christian di Gioia, il centauro morto la sera del 22 giugno scorso a causa di un incidente stradale sul ponte San Pio che collega Japigia a San Pasquale. Su quell’incidente si consumarono tante teorie, prima tra tutte quella di amici e parenti che ritenevano che il sinistro fosse stato causato da un inseguimento prima e uno speronamento dopo con un’auto dei carabinieri, teoria poi smontata dalle indagini. Quel corteo di moto che scortava la bara di Di Gioia, il 24 giugno, spaccò e bloccò letteralmente la città da Japigia al Libertà, fino a imboccare viale Giovanni XXIII contromano per passare dal carcere di Bari per il cosiddetto “inchino”. Dalla visione delle immagini di videosorveglianza piazzate lungo il percorso, sarebbe emerso che alcuni dei promotori del corteo avrebbero minacciato financo l’autista del mezzo funebre per prendere contromano la strada. A distanza di sei mesi, la polizia chiude il cerchio e emette con la Dda 11 provvedimenti tra obblighi di dimora, di firma e di presentazione, per altrettante persone accusate di blocco stradale. L’operazione nelle scorse ore ha coinvolto circa 200 poliziotti, sottoposto indagati a perquisizione domiciliare e ha portato a chiedere la confisca dei motocicli utilizzati.
potrebbe interessarti anche
Serie C, Monopoli: un terzo posto frutto della continuità
Lecce, occasione green con il restyling dello stadio
Lecce, i saggi archeologici bloccano via Verdi
Virtus Francavilla, è già finita l’avventura di Antonino: torna al Manfredonia
Fidelis Andria, La Monica rescinde: Savoia e Matera sulle sue tracce
Crisi idrica, si è concluso a Potenza il tavolo tecnico sull’emergenza