“La mancanza di liquidità rischia di far fermare definitivamente gli impianti. Chiediamo l’intervento del Governo per porre fine a una situazione che sta conducendo Acciaierie d’Italia e la siderurgia italiana ad un punto di non ritorno”. E’ l’allarme lanciato da Michele De Palma, segretario generale Fiom Cgil, durante l’audizione dei sindacati metalmeccanici alla X Commissione Attività produttive della Camera.
Un confronto convocato proprio alla vigilia dell’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia, che dovrà decidere sulla ricapitalizzazione di emergenza per far fronte al pagamento della fornitura di gas e alle esigenze più immediate. Nella mattinata di giovedì 23 novembre, le organizzazioni sindacali saranno in presidio davanti alla sede legale di AdI, in viale Certosa a Milano.
“L’azienda non riconosce l’accordo del 2018, che invece è un punto di riferimento e regolazione dei rapporti tra organizzazioni sindacali, Governo e azienda. Al momento non abbiamo un interlocutore con cui discutere e in grado di poter prendere delle decisioni”, aggiunge ancora De Palma.
Per Roberto Benaglia, leader della Fim, “l’attività non può essere fermata o liquidata con un provvedimento come l’amministrazione straordinaria, assunta in passato, ma che oggi provocherebbe un’ecatombe nelle aziende dell’indotto. Chiediamo che il Governo assuma nei prossimi giorni un’azione che forzi la mano alla multinazionale e che ci sia trasparenza nei confronti dei lavoratori e del ruolo del sindacato”.
Per Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, “la trattativa tra governo e ArcelorMittal non ha alcun tipo di equilibrio. Se domani (giovedì 23 novembre, ndr) il socio privato non si impegnerà a finanziare il 62% del fabbisogno richiesto da Adi, cosa farà il Governo? Deciderà di rescindere il contratto con ArcelorMittal per palese inadempienza e per i danni alle persone, all’ambiente e all’economia del nostro Paese? Non si può più perdere tempo, occorrono decisioni chiare e immediate. È urgente un cambio di governance”.
”Sono stati elargiti prima 300 milioni di euro, poi 680 milioni. Viene richiamato alle proprie responsabilità il Governo, che ha preso quota parte dell’azionariato della società, e non chi ha vinto la gara europea e di fatto è la proprietà. Questo è paradossale”, puntualizza Daniele Francescangeli, responsabile Siderurgia dell’Ugl Metalmeccanici.
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