BARI – Un primo tentativo di omicidio ci sarebbe stato già nel febbraio del 2012. Quella volta a salvarlo, fu la presenza di bambini sul luogo scelto per l’agguato. Due anni dopo, però, il colpo andó a buon fine. Ma questa volta il piano era definito in tutti i dettagli, senza margini di errore. A nove anni dall’episodio, sono stati assicurati alla giustizia mandanti, autori e fiancheggiatori dell’omicidio di Claudio Fiorentino, 33enne di Terlizzi, ucciso mentre era a bordo del suo calesse in contrada ‘Casina della principessa’, non lontano dalla sua abitazione, nelle campagne di Giovinazzo. L’uomo, vicino per parentela al clan Capriati di Bari, era da tempo diventato – secondo i carabinieri e la Dda che ha coordinato le indagini – un personaggio scomodo sia per lo stesso gruppo di appartenenza, sia per il sodalizio dei Di Cosola che vedevano in lui un ostacolo. Racket ed estorsioni a cantieri e negozi erano il suo know how e il suo potere si stava sempre più espandendo sul territorio della città metropolitana. Ma questo, ai capi clan non andava giù, soprattutto al clan Di Cosola che voleva estendere il proprio dominio. E così – come rivelato nel 2018 da un collaboratore di giustizia, esecutore dell’agguato – ecco il via libera proprio da parte del capo clan, il 41enne Luigi Guglielmi. In due così sarebbero arrivati – a bordo di uno scooter – quel caldo pomeriggio del 3 giugno 2014 in contrada Casina della principessa; avrebbero estratto una mitraglietta Uzi e sparato almeno 15 colpi di cui nove hanno centrato l’obiettivo. Sul luogo del delitto anche due fiancheggiatori. In tutto sei arresti (cinque in carcere e uno ai domiciliari) e ancora una volta la denuncia del procuratore aggiunto della Dda, Francesco Giannella, sul clima omertoso che si respira nelle cittadine apparentemente tranquille come Giovinazzo
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