E’ sufficiente una piccolissima quantità di sangue, poco più di una goccia, per stimare il rischio di sviluppare il tumore al fegato dieci anni prima della sua comparsa. E’ questa la conclusione alla quale sono giunti i ricercatori dell’Irccs “Saverio de Bellis” di Castellana Grotte (Bari) dopo aver calcolato il punteggio “Galad” attraverso un algoritmo basato sulla misurazione di alcuni biomarcatori presenti nel sangue.
Lo studio, che ha coinvolto 545 pazienti con cirrosi epatica, è stato condotto in collaborazione con l’Università di Modena. Riuscire a individuare precocemente la presenza del tumore al fegato è fondamentale per garantire al paziente la terapia migliore, come spiega il professore Gianluigi Giannelli, direttore scientifico dell’Istituto de Bellis: “Il programma di sorveglianza dei pazienti con cirrosi epatica serve a ridurre del 37% la mortalità per epatocarcinoma, infatti circa il 60% dei pazienti con tumore epatico che riceve trapianto, chirurgia o radiofrequenza ha una sopravvivenza di almeno 5 anni, mentre i pazienti con diagnosi tardiva, e quindi un tumore più avanzato, hanno una aspettativa di vita di 1-2 anni”.
”L’impiego del punteggio “Galad” -ci consente oggi di quantificare il rischio di sviluppare un tumore al fegato dieci anni prima che esso si manifesti, non esiste alcun altro biomarcatore per nessuna neoplasia così efficace”, conclude Giannelli.
Il Galad, che include tre biomarcatori, potrebbe affiancare l’attuale impiego dell’ecografia e potrebbe avere anche altri impieghi. La piattaforma tecnologica utilizzata per il dosaggio dei biomarcatori è unica al Sud e in Italia è in possesso solo della Asl di Novara in Piemonte. E’ stata acquistata dal “De Bellis” da circa un anno grazie alla raccolta delle donazioni spontanee attraverso il 5 per 1000 destinato alla ricerca.
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