Nella giornata di martedì 24 ottobre, Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto, ha partecipato a Bruxelles, in veste di relatore, all’ottava conferenza europea della Piattaforma per la Transizione Giusta.
Il primo cittadino ionico rappresentava gli ambiti territoriali individuati per l’Italia dal meccanismo previsto dal regolamento (UE) 2021/1056, insieme ai tecnici e ai delegati istituzionali provenienti dagli altri Paesi membri interessati dagli interventi finanziati dal I Pilastro del fondo, come noto istituito per avviare la decarbonizzazione dei modelli di sviluppo locali nelle aree periferiche dell’Unione.
Nel corso delle sessioni dedicate al capoluogo e alla provincia ionica, alla presenza della direzione generale dell’UE per le Politiche Regionali, di Coesione e Urbane, Melucci ha potuto illustrare lo stato dei progetti ionici rientranti nel Piano Territoriale per la Transizione Giusta (già derivato dai piani strategici locali Ecosistema Taranto e Taranto Futuro Prossimo) e nel cronoprogramma richiesto per accedere dal 2024 al Just Transition Fund, con un focus specifico su “Green Belt” e “Sea Hub”, cioè le schede tecniche che dovrebbero operare sul biorimedio dei suoli e sulla forestazione dell’area di Taranto, oltre che sulle infrastrutture utili alla rivitalizzazione della filiera della mitilicoltura e allo sviluppo della economia del mare in genere.
«Stiamo compiendo passi in avanti sostanziali verso la diversificazione della nostra economia e la sostenibilità delle nostre attività produttive con un’attenzione particolare alla forza lavoro che dobbiamo riqualificare e ricollocare nei prossimi anni, attraverso l’uso dei fondi europei – ha commentato il sindaco Melucci a margine della giornata di confronti nella capitale belga -. C’è in tutta Europa una discussione sulle tempistiche richieste per gli interventi e sul supporto tecnico che occorre fornire agli enti locali per il raggiungimento di tali obiettivi. Nel caso di Taranto, poi, registriamo due situazioni che meriterebbero, in più, una risoluzione coerente con la visione del JTF: da un lato, esortiamo il Governo italiano e l’Autorità di Gestione a fornire quanto prima chiarimenti e linee guida in relazione al futuro dello stabilimento siderurgico; dall’altro, invitiamo il settore privato a esplorare concretamente le opportunità che la strategia comunitaria offre ai territori che stanno affrontando una transizione così complessa come la nostra. C’è ottimismo, il JTF da solo non può rispondere a tutte le esigenze attuali, nonostante un plafond da quasi 800 milioni di euro, ma costituirà una grande leva pubblica per spingere quella diversificazione nel quadro dei processi di decarbonizzazione, nonché per consentire a Taranto di assorbire in parte l’urto della crisi siderurgica. Contiamo di farci trovare pronti con i bandi previsti dal meccanismo europeo».
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