BARI – Farmaci, siringhe, flebo, cateteri, garze, pannoloni, traverse sottratte alla sanità pubblica per lavori in nero. È questa l’accusa mossa nei confronti di sei persone, tutte dipendenti o ex dipendenti dell’Irccs Giovanni Paolo II di Bari, accusati di peculato dalla procura del capoluogo pugliese. Non solo dispositivi medici, ma i sei avrebbero anche portato via farmaci dagli armadi dell’infermeria e dai depositi del reparto di Oncologia medica destinati agli ammalati oncologici. Le misure (una interdizione dai pubblici uffici, un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, quattro divieti di dimora nel comune di Bari) emesse dal gip del Tribunale di Bari su richiesta della Procura, costituiscono l’epilogo di una indagine iniziata nel 2020 a seguito di una denuncia da parte di una dipendente dell’Irccs Giovanni Paolo II.
L’attività d’indagine, svolta con intercettazioni telefoniche e ambientali audio – video all’interno dei locali del reparto di Oncologia Medica, anche grazie alla collaborazione dei dirigenti del Irccs, ha portato alla luce un singolare “magazzino di rifornimento gratuito” di medicinali e presidi medico-chirurgici a completa disposizione del personale (in servizio e non) del nosocomio. L’appropriazione del materiale sarebbe stata finalizzata ad alimentare l’attività domiciliare “in nero” (prelievi del sangue, medicazioni, somministrazione di flebo) svolta quotidianamente dai destinatari delle misure, tra cui anche ex dipendenti in quiescenza, con la complicità e collaborazione del personale in servizio. Il sistema monitorato ha permesso di rilevare una situazione stratificata nel tempo e risalente in alcuni casi al 2014. Parte del materiale sequestrato, trafugato dai locali del nosocomio e accumulato in depositi “casalinghi”, è stato già donato ad associazioni di volontariato
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