“La situazione economico-finanziaria dell’Amiu è nota da tempo. E i numeri venuti fuori dal bilancio hanno fatto definitiva chiarezza. Per uscire dal guado e imprimere una svolta bisogna pensare a una ‘soluzione di mercato’ per la municipalizzata”. Lo dichiarano in una nota Massimiliano Stellato, consigliere regionale e comunale di Italia viva, la capogruppo Carmen Casula e il consigliere Michele Patano.
“Lo disse allora Cottarelli, con un suo studio, quando era Commissario del Governo alla spending review: molte aziende municipalizzate di comuni italiani vivono grandi difficoltà. Proprio come la Kyma Ambiente di Taranto.
E non possiamo più permettercelo”, aggiungono.
”Sia perchè la città è innegabilmente sporca, sia perchè il servizio di raccolta rifiuti lo pagano i cittadini con la Tari che, in questa situazione, potrebbe aumentare ancora, e non di poco – proseguono i renziani -. E l’amministrazione comunale farebbe bene a spiegarlo ai tarantini perchè, anche con l’approvazione del nuovo contratto di servizio e con l’ormai inevitabile aumento della specifica tassazione, la città tornerà nuovamente pulita non prima dell’inizio del nuovo anno”.
”Questa è allora la volta buona per cambiare le cose. Ma per cambiare le cose, non si può lasciare tutto così com’è. Finché sarà solo il pubblico a “fare impresa”, una buona gestione aziendale e un servizio efficiente per la cittadinanza saranno impraticabili o difficilmente realizzabili”, sottolineano gli esponenti di Italia Viva.
”E il risultato è sotto gli occhi di tutti: dispersione di risorse e cittadini esasperati da tasse e degrado. Adesso, le solite anime belle obietteranno che certi servizi devono restare pubblici, lo immaginiamo. Se però continuiamo a seguire queste chimere, qui, tra un po’, non resterà più nulla né di queste aziende pubbliche, né degli enti locali che le controllano. La migliore garanzia per assicurare i servizi, facendoli diventare persino più efficienti, è l’affidamento ai privati con una gestione industriale. Ovviamente, lasciando al comune, ente pubblico, la maggioranza delle quote societarie e dei componenti del consiglio di amministrazione”.
“Un mercato regolato da norme impone a chi espleterà i servizi di garantire uno standard adeguato. Il successo del privato, dunque, può essere il successo del pubblico. Chi, invece, insiste con la demagogia non fa nè il bene della città nè quello dell’ente civico. Ma noi siamo innovatori, siamo riformisti”, concludono Stellato, Casula e Patano.
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