L’eccezionale ondata di calore che ha colpito il Mediterraneo, facendo superare per più giorni i 30 gradi in particolare nel Golfo di Taranto, sta mettendo in ginocchio la mitilicoltura tarantina. A oggi la produzione locale delle cozze è gravemente compromessa, essendo ormai andato perduto il 50% del prodotto.
“L’innalzamento delle temperature di queste settimane ci vede costretti a fare i conti con la disponibilità di grandi quantitativi di prodotto che avremmo potuto smaltire nelle settimane scorse se avessimo avuto condizioni di mercato più favorevoli e incentivanti per la produzione locale – conferma Luciano Carriero, presidente prov. dei Mitilicoltori Confcommercio -. Un tema di cui discutere al Tavolo della Mitilicoltura, che purtroppo da circa un anno ha interrotto la sua attività. Facciamo appello al sindaco Rinaldo Melucci e al neo assessore alla Risorsa Mare, Gianni Azzaro, che non abbiamo ancora incontrato, di volerlo convocare al più presto, anche perché riteniamo che a fronte di questa nuova emergenza del settore vada coinvolto l’Assessorato alla Agricoltura della Regione Puglia che ha sempre dimostrato disponibilità verso le problematiche della mitilicoltura, per un intervento di sostegno concreto al settore. Apprezziamo l’iniziativa del sen. Mario Turco che ha chiesto l’intervento del Governo a fronte della emergenza Taranto, e facciamo appello alla politica ad unirsi in un’unica voce in questo momento difficile per la mitilicoltura tarantina, simbolo identitario della rinascita di Taranto.
”Il danno economico per il settore prevediamo che superi i due milioni di euro, con gravi ripercussioni sul reddito dei dipendenti delle cooperative di mitilicoltori – continua Carriero -. E’ confermato dalla comunità scientifica che il fenomeno delle alte temperature, con valori superiori dalla media estiva per più giorni, sia dovuto al conclamato cambiamento climatico, e che non sia purtroppo un fatto occasionale. Il Mar Piccolo di Taranto ovviamente viene particolarmente coinvolto dal fenomeno del surriscaldamento che ormai, in diverse annate, ha provocato la moria del prodotto. E’ necessario perciò mettere in atto percorsi strutturali volti a tutelare la continuità della produzione. La risposta non può venire che dalla ‘bonifica del 1° seno del Mar Piccolo’.”
Una problematica irrisolta che a partire dal 2011 ha visto ridurre del 50% la produzione della cozza nera di Taranto, e che ha drasticamente tagliato il numero degli addetti del settore (da 1200 nel 2011 a 500 unità). All’inquinamento del 1° seno è legato l’obbligo annuale (L.R. 533/18) – entro il 28 febbraio di ogni anno- di trasferimento del novellame dal 1°seno del Mar Piccolo al 2°seno o in Mar Grande. Operazione non facile che comporta un aggravio di costi per i mitilicoltori.
“Una problematica che potrebbe essere superata – afferma ancora Carriero- con la ripresa del percorso di bonifica del Mar Piccolo interrotto ormai da un anno e mezzo, e che richiede la volontà del Governo di destinarvi importanti risorse ed individuare una figura con ampi poteri, che non sia un commissario pro tempore. Il percorso di confronto con il Governo va assolutamente ripreso: la bonifica del 1° seno del Mar Piccolo è una priorità se vogliamo seriamente ridare linfa alla mitilicoltura tarantina, e se vogliamo che sia competitiva sul mercato mediterraneo della cozza che vede competitor (la Grecia in primis) importanti anche in una città come Taranto. Il punto è capire quanto al di là delle dichiarazioni ad effetto, la politica sia interessata alla bonifica del Mar Piccolo”.
Come è noto da settembre dovrebbe partire la sperimentazione (come stabilito dal tavolo tecnico coordinato dal Prefetto Demetrio Martino ) sui mitili del 1° seno del Mar Piccolo, di circa un anno, finalizzata, qual ora i risultati fossero quelli attesi, a consentire una modifica dell’ordinanza regionale che impone il trasferimento tassativo del prodotto entro febbraio e dunque una permanenza più lunga dei mitili nel 1° seno. Una buona proposta che potrebbe dare una mano al settore che al di là dell’emergenza deve comunque fare i conti con vari altri problemi (piano coste, concessioni, approdi, etc.), e per questo vi è la richiesta dei mitilicoltori di una ripresa del Tavolo della Mitilicoltura e di un intervento dell’Assessorato regionale alla Agricoltura.
Intanto, Confcommercio continua le attività a supporto del settore, come il progetto FEAMP “Pesca Mari & Miti”, finalizzato ad incentivare un’occupazione sostenibile e di qualità e la mobilità dei lavoratori dei settori dell’acquacoltura e mitilicoltura attraverso un percorso di formazione abilitante per l’acquisizione del titolo riconosciuto nel repertorio regionale delle figure professionali. Tra le altre attività avviate recentemente: lo Sportello di assistenza tecnica per le imprese del settore, ed un percorso di assistenza in ambito assicurativo e tutela rischi in via di definizione.
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