“Siamo fortemente preoccupati per i ritardi accumulati e per la condizione di stallo e di incertezza rispetto all’implementazione o all’ipotetica rimodulazione dei contenuti del Pnrr. A rischio, il vincolo di destinazione di almeno il 40% delle risorse al Mezzogiorno e le clausole occupazionali che dovrebbero garantire almeno il 30% di nuovi posti di lavoro ai giovani e alle donne, clausola che fino a oggi è rimasta solo sulla carta. Tutti aspetti che, se non rispettati, avrebbero effetti disastrosi sulla Basilicata”.
Lo afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega, che giudica il confronto tra il governo nazionale con il sindacato sulla questione “occasionale e estemporaneo” e “del tutto assente” con il governo regionale, “in barba – aggiunge – a ogni legge sulla governance partecipata prevista dai regolamenti europei e che dovrebbe garantire un dialogo preventivo con le parti sociali.
Il punto – afferma Mega – non è apportare delle revisioni, se necessarie, ma garantire la sua realizzazione e l’utilizzo di tutte le risorse stanziate, che in Basilicata ammontano a 1,5 miliardi, somma che se ben spesa potrebbe davvero cambiare il volto di questa regione. Per far sì che ciò accada bisogna rispettare gli obiettivi strategici e trasversali e soprattutto affiancare i Comuni nella loro attuazione. Per questo motivo torniamo a chiedere, come più volte sollecitata, una cabina di regia regionale di coordinamento delle azioni del Pnrr, per monitorare lo stato di avanzamento e affrontare unitariamente, in un confronto continuo con le parti sociali, le eventuali revisioni che man mano potrebbero arrivare e individuare soluzioni di supporto alle amministrazioni al fine di evitare la perdita di opportunità e risorse.
Di certo – conclude Mega – non condividiamo l’ipotesi di eliminare investimenti e progetti per destinare risorse a pioggia alle imprese attraverso i crediti di imposta, scelta inefficace che penalizzerebbe specialmente il Sud. Il vero nodo è l’attuazione del Pnrr, sulla quale si registrano notevolissimi ritardi. Serve innanzitutto chiarezza da parte del governo nazionale e di conseguenza da parte della giunta Bardi su quali progetti rischiano di sforare il 2026, quali saranno modificati e per quali obiettivi. Va poi affiancato ai bandi un piano straordinario di assunzioni, soprattutto per alcuni interventi quali per esempio asili nido e case di comunità nella sanità, per garantire il funzionamento a regime di tale strutture tramite apposito personale”.
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